Lazio, senza il caos liste Renata avrebbe stravinto

Un duello sul filo del rasoio, un testa a testa proseguito per l’intera nottata, voto su voto, scheda su scheda. Le proiezioni, aggiornate al 55% dei voti, dopo le 20 davano Renata Polverini in vantaggio su Emma Bonino (49,6% contro 49,6%) mentre i dati dei seggi scrutinati, a un terzo dello spoglio, vedevano la candidata radicale in testa per un paio di punti percentuali. Una sfida che si è decisa nella notte, con un grande rammarico per Renata Polverini: con la lista del Pdl in campo a Roma la candidata del centrodestra avrebbe vinto a mani basse. Lo dicono le cifre nelle province, ma lo confermano anche i dati sull’astensionismo. A Rieti, Viterbo, Frosinone e Latina, dove la lista del Pdl era presente, la Polverini sfiora il 60% dei consensi, mentre a Roma il risultato si inverte. Nella capitale la Bonino stacca la sindacalista di quattro-cinque punti, proprio a causa del mancato effetto-traino della lista esclusa dai giudici. Nella regione il Pd conferma, sostanzialmente, i voti dell’Ulivo delle Regionali 2005 (27%), mentre decolla Di Pietro, che passa dall’1 a quasi il 10%. In calo, invece, le liste della sinistra, modesto anche l’effetto traino della Bonino sulla lista dei radicali, che si ferma poco sopra il 4%. Nel centrodestra il Pdl, presente solo nelle quattro province, si ferma a quota 4%, più o meno quanto la lista Storace, mentre l’Udc perde circa tre punti rispetto al 2005 e la lista Polverini sfonda il 30%.
Ma la bocciatura della lista del Pdl a Roma, oltre ad avere sottratto voti, ha determinato nel Lazio anche il più alto livello di astensionismo d’Italia, con punte massime proprio a Roma. Tutti voti persi, di elettori disinformati o non motivati che hanno finito per penalizzare soltanto la Polverini. A tanti simpatizzanti
del Pdl, nonostante i tentativi del centrodestra di spiegare che era comunque possibile votare per la Polverini, il messaggio non è evidentemente arrivato, dopo giorni e giorni di polemiche e ricorsi sulla lista esclusa che hanno di fatto confuso le idee a molti.
Il risultato è stato che il Lazio, con il 60,9% degli aventi diritto recatisi al voto, è stata la regione che ha fatto segnare la massima astensione in Italia e il calo maggiore, rispetto al 72, 8% di votanti del 2005: una diminuzione di circa 12 punti percentuali. A Roma il dato definitivo diffuso dal sito internet del Comune di Roma attesta l’affluenza al 56,50% (maschi 57,10% femmine 55,97%) mentre alle precedenti comunali del 2008 alle urne era andato il 73,32% (maschi 74,02% femmine 73,08%). Un pezzo di elettorato, il 17%, che si è letteralmente perso per strada. Più contenuto il calo rispetto alle regionali del 2005 quando la percentuale dei votanti era stata del 69,85%. In questo caso il calo è stato del 13%, comunque una cifra ragguardevole. Il municipio dove si è registrata la percentuale più alta di votanti (61,03%) è stato il secondo, ovvero la zona semicentrale Salario-Trieste-Flaminio, abitata per lo più dalla medio-alta borghesia.
La percentuale più bassa (52,68%) è toccato al XX municipio, zona Cassia-Flaminia. Quasi per uno scherzo del destino al secondo posto per calo di votanti c’è stato il XIX, zona Primavalle, il cui presidente è Alfredo Milioni, l’ormai noto presentatore della lista Pdl che fatalmente andò a mangiare un panino e non riuscì a presentare la lista Pdl Roma. Una lista che conteneva i nomi dei big del Lazio del partito di Berlusconi e ha fatto mancare al partito la rappresentanza nel collegio più importante della regione, quello che rappresenta i 2/3 dell’intero elettorato.
Il partito del non voto si è fatto sentire in tutta la Regione raggiungendo un -11,8 per cento: ha votato infatti il 60,9% degli aventi diritto contro il 72,8% delle regionali del 2005%. La flessione dei votanti si è fatta sentire in tutte le province. Singolare il caso della provincia di Latina dove l’affluenza è cresciuta solo nel comune di Fondi già al centro di numerose polemiche per la richiesta di scioglimento del consiglio comunale avanzata dallo stesso ministro dell’interno Roberto Maroni ma mai accolta dal Consiglio dei ministri: qui i votanti hanno toccato quota 81,71% contro il 75,35% della precedente tornata elettorale. «L’astensionismo nel Lazio è frutto dell’impossibilità che abbiamo avuto, non per responsabilità del Pdl, di presentare la lista», sottolinea il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa. «Se avessimo avuto la lista del Pdl saremo di 6-7 punti avanti come dicevano i sondaggi un mese fa», fa notare la portavoce del comitato elettorale di Renata Polverini, Beatrice Lorenzin. «Molti elettori non sapevano fino a ieri che si poteva votare - ha poi aggiunto Lorenzin - l’assenza della lista del Pdl è un grave vulnus che rimarrà nella storia dell’intera Repubblica».Ma dell’astensionismo si lamenta anche il Pd: «Purtroppo spiega un esponente di area franceschiniana - l’elettorato cattolico non ha digerito la candidatura dell’esponente radicale».
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