Lazio, Casini appoggia la Polverini Pd: ora un nostro big o la Bonino

Dalla Rassegna stampa

Il no di Pier Ferdinando Casini all´ipotesi di sostenere Emma Bonino nella corsa a governatore del Lazio ha infranto il sogno del Pd di allargare la coalizione all´Udc. «Se i candidati sono Bonino e Polverini, noi stiamo con la Polverini, della quale abbiamo condiviso le posizioni sindacali e soprattutto quella per il quoziente famigliare», ha detto ieri il leader centrista al Tg2. Una posizione netta, che complica le scelte di Pier Luigi Bersani, impegnato oggi al Nazareno in una serie di riunioni per tentare di sciogliere i nodi ancora sul tappeto. «In Puglia, abbiamo scelto un moderato, perché Boccia è un moderato», ha argomentato l´ex vicepresidente della Camera. «Nel Lazio la patata bollente è nelle mani del nostro segretario Cesa».
Un passo avanti nei confronti non tanto del Pdl, quanto dell´ex segretaria dell´Ugl sponsorizzata da Gianfranco Fini, con cui Casini intrattiene un rapporto privilegiato. Ma anche l´ultimo spiraglio ancora aperto sulla possibilità di allearsi col Pd, a patto che i democratici indichino un nome diverso da quello dell´esponente radicale. Una lettura confermata da Nicola Zingaretti, che ieri sera ha riferito a Bersani l´esito del mandato affidatogli 48 ore fa per provare a stringere con i centristi. «Purtroppo, in base a quanto ho potuto appurare in questo momento, ancora non esistono le condizioni per una candidatura che coinvolga tutte le forze di una coalizione così larga», ha fatto sapere.
Diversi gli ostacoli che "l´esploratore" ha dovuto affrontare, legate a «valutazioni e attese sia di carattere programmatico che di ricerche di equilibri di carattere nazionale». Perciò - è l´invito esplicito - il Pd deve ora assumere «una iniziativa politica che dovrebbe concentrarsi su due ipotesi: o l´individuazione di una forte e autorevole candidatura di carattere nazionale, una novità da cui ripartire, o la verifica di un possibile sostegno alla candidatura di Emma Bonino». Che però, oltre a mettere una pietra tombale sulle residue speranze di alleanza con l´Udc, avrebbe anche un´altra controindicazione pesante: spaccare il Pd. Perché se in tanti si sono detti subito favorevoli alla vicepresidente del Senato (da Ignazio Marino alla cattolica Maria Pia Garavaglia), anche il fronte dei contrari ha preso corpo.
«Per perdere la Bonino va benissimo», ha commentato sarcastico Enzo Carra. «Se il Pd la sostenesse, per me sarebbe una ragione forte per andare via», ha lanciato l´ultimatum Paola Binetti. «Ci sarebbe una vera e propria emorragia», soprattutto «fra i popolari che difficilmente potrebbero far accettare al proprio elettorato un personaggio così in antitesi con tutta una serie di valori», prevede la deputata teodem. Talmente amareggiata da non escludere neppure l´ipotesi di votare per la Polverini.
Non è l´unica spina di Bersani. In Umbria la lotta è tutta interna alle correnti democratiche. Con l´uscente Maria Rita Lorenzetti, bersaniana, che dovrà prima ottenere una deroga a correre per il terzo mandato e poi sfidare nei gazebo (probabilmente il 24 gennaio) il senatore franceschiniano Mauro Agostini, ex tesoriere del partito. Sempre che alla fine non si trovi un´intesa unitaria, magari sul nome di Marina Sereni. E primarie si terranno anche in Calabria (il 17 gennaio) per stabilire quale dei quattro candidati, tutti bersaniani, dovrà provare a battere il pdl di rito finiano Giuseppe Scopelliti e l´imprenditore sostenuto dall´Idv Pippo Callipo, in attesa di sapere con chi andrà l´Udc. Stessa incertezza in Campania, dove entrambi gli schieramenti sono ancora alla ricerca di un candidato.

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