Lazio ancora nel caos. Ultima polemica nei seggi

Dalla Rassegna stampa

Rischio Florida in Lazio. Lo scontro ormai aperto fra le due coalizioni sulle regole di nullità del voto potrebbe complicare molto lo scrutinio, in caso di un eventuale testa a testa fra Bonino e Polverini nella regione chiave. Per ora la polemica è a botte di dichiarazioni.
Ma tutto fa pensare che la diatriba possa domani trasferirsi alla conta delle schede nelle sezioni, dove il Pdl ha schierato i suoi «gladiatori della libertà», il Pd e i suoi alleati stanno allertando i loro rappresentanti di lista e invitano il ministro Maroni e il prefetto di Roma a vigilare. Mentre l’Idv già sabato lanciava un «sos voto pulito», notando anche «strani movimenti» fra i presidenti di seggio: «Non arrivano quelli designati ma le riserve, che si sono svelati essere politici locali dei municipi del Pdl. Non è chiaro con quale compito».
Il compito non è poi così misterioso. E a metterlo in evidenza è stato proprio il Pdl già venerdì, nel corso predisposto per lo squadrone dei nuovi rappresentanti di lista, i famosi gladiatori, 5000 nel Lazio, 3700 solo a Roma. La lista del Pdl non è stata ammessa. Ma se il cittadino oltre a segnare una croce Polverini o sul suo simbolo scrive anche il nome di uno di quei candidati, secondo le istruzioni date la scheda è valida.
Bonino, presentandosi ieri a votare a via Giulia, tiene a ribadire il suo punto di vista. Che è l’esatto contrario. «Ho trovato un simpatico manuale della Lega Nord che spiega bene la legge e dice se un signore non si è candidato in nessuna lista la scheda è nulla perchè potrebbe essere un tentativo per far riconoscere il proprio voto», aggiunge tirando fuori dalla borsa il libretto medesimo. A ruota le risponde Gasparri, che senza esitare la accusa di «mentire a urne aperte». E si riferisce alla circolare del prefetto di Roma «che è chiarissima» e, a suo dire, richiamandosi al "favor voti", sostiene che la validità di un voto assegnato a una lista è chiara anche se ha accanto il nome di un non candidato». Punto di vista che viene ribadito da Cicchitto. Con il coordinatore del comitato Polverini che boccia Bonino «aggrappata alla speranza che elettori in buona fede del Pdl vedano annullata la loro scheda».
La polemica si accende. Il Pd aveva già denunciato il Pdl «che pianifica il caos seggi a Roma». Ora il coordinatore romano Marco Miccoli se la prende con «gli azzeccagarbugli del centrodestra, capaci già di farsi respingere otto volte il loro ricorso sulla lista Pdl in Lazio, che ora ci riprovano». E cita alla lettera le Istruzioni del ministero dell’Interno, pagina 84. Dove si legge che la giurisprudenza prevalente del Consiglio di Stato è ferma nel ritenere nullo il voto «che contenga l’espressione di preferenza per un nominativo che non corrisponde a quello di nessuno dei candidati, costituendo siffatta erronea indicazione un palese segno di riconoscimento del voto». Citazione esatta, come dal sito del Viminale. Dove, però si precisa che il voto è nullo, «salvo che...possa ritenersi che si tratti esclusivamente di errore dell’elettore dovuto ad ignoranza». La materia insomma è incandescente e sembra lasciar spazio alle solite interpretazioni.
Nico Stumpo, responsabile nazionale organizzazione del Pd, prova a stemperare i toni. Spiega che se un elettore aggiunge il nome di un politico noto Berlusconi, D’Alema, Fini...il problema non si pone. Nemmeno si pone forse se qualcuno per sbaglio aggiunge il nome di un candidato Pdl che magari aveva già fatto campagna elettorale prima dell’annullamento della lista. «Certo che se a "sbagliare" fossero in tanti, se nelle 2700 sezioni romane ci fossero in media 10 schede con nomi vari, un problema c’è. E 27.000 voti annullati o meno potrebbero fare la differenza».
Nel PD c’è il sospetto che gli esclusi vogliano farsi avanti surrettiziamente e contare le proprie preferenze per avanzare crediti». E l’enfasi sui gladiatori, «non fa pensare bene».

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