L'arte non fa cassa per sanare i bilanci

Dalla Rassegna stampa

Un'opera di Pomodoro come il Colosseo. Il paragone non appaia esagerato. Così come la gara per restaurare l'anfiteatro della capitale è andata deserta - salvo poi farsi avanti Diego Della Valle, che ha messo sul piatto 25 milioni - anche la recente asta che il comune di Belluno ha bandito per vendere una statua di Arnaldo Pomodoro, pagata cinque anni fa 292.600 euro dalla precedente amministrazione di centro-sinistra, è caduta nel vuoto. Qualche casa d'asta si era dimostrata interessata, ma poi non si è fatta vedere. Il comune sperava di incassare 400 mila euro, ovvero la somma, comprensiva di interessi, che finirà per pagare alla Cassa depositi e prestiti una volta estinto il mutuo di quindici anni acceso per acquistare l'opera. Ora la giunta di centro-destra di Belluno sta studiando il da farsi per non lasciarsi sfuggire l'opportunità di incamerare quel gruzzoletto così utile per le asfittiche casse comunali. Disfandosi, allo stesso tempo, di un "simbolo" dell'amministrazione precedente. Fallita l'asta pubblica, tutte le strade sono buone. Compresa la trattativa privata. Com'è andata, appunto, per il Colosseo. Chissà se a mister Tod's interessa anche l'arte contemporanea.

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