L'arma segreta di Silvio sono i radicali

Dalla Rassegna stampa

La proposta di Marco Pannella a Silvio Berlusconi –via Foglio, il quotidiano di Giuliano Ferrara - non è una provocazione, come può apparire, ma un invito all’ex premier (condannato per i noti motivi e con le note modalità) a continuare, anche da eventualmente impedito, a fare politica con altri mezzi: i referendum radicali sulla giustizia. Promuovendo i quali il Cavaliere avrebbe molte probabilità di ottenere quel successo sempre sfuggitogli con la propria attività di governo e con quella parlamentare della sua coalizione. Ovvio. Oggi il problema di Berlusconi è grave: mantenere, nonostante la sentenza definitiva della Cassazione, il comando delle truppe di centrodestra e, magari, la pienezza della propria libertà. Gli auguriamo di risolverlo pur nella consapevolezza che ciò non sarà facile, stante l’ostilità del Pd e un clima generale a lui avverso. Pensando al peggio, al Cavaliere gioverebbe impegnarsi direttamente nella battaglia referendaria che i radicali, con le modeste forze di cui dispongono, faticherebbero a incardinare non foss’altro che per l’elevato numero di firme da raccogliere allo scopo di avviare le procedure del plebiscito. Ostacolo, questo, superabile se invece il capo del centrodestra, per quanto azzoppato, si prestasse con tutto il suo apparato a dare una mano a Pannella. Sappiamo che il vecchio leader abruzzese non gode di parecchie simpatie fra i berlusconiani, ma è realistico prevedere che una sua alleanza con Silvio, finalizzata a riformare una buona volta la giustizia, sarebbe accolta con entusiasmo dagli elettori del Pdl. D’altronde la storia degli ultimi vent’anni dimostra che l’isolotto dei magistrati è inattaccabile con «armi convenzionali»: qualsiasi ipotesi di riorganizzazione induce la categoria delle toghe a chiudersi a riccio e a respingere ogni novità. Così è stato in passato e così sarebbe in futuro se i radicali dovessero fallire nel tentativo in atto.

Ecco perché vale la pena che Berlusconi rifletta e concluda che la via referendaria è l’unica percorribile per arrivare a un risultato positivo: separare le carriere dei giudici da quelle dei Pm, introdurre sul serio la responsabilità civile per i magistrati e fare rientrare nelle loro funzioni quelli fuori ruolo, porre fine agli abusi della cosiddetta custodia cautelare (la galera per chi è in attesa di giudizio) e abolire l’ergastolo, peraltro contrastante con la lettera e lo spirito della Costituzione (la pena deve anche educare). Non è poco; anzi, è tutto quello che Forza Italia e il Pdl sognano invano di realizzare in materia. Profittare dell’iniziativa pannelliana alimenterebbe le speranze del centrodestra di mettere a segno un bel colpo altrimenti destinato a essere rinviato sine die. Per il Cavaliere non si tratta di rubare la scena a Pannella, bensì di affiancarlo nelle operazioni di messa a punto del referendum. Se si mobilitasse lui, da sempre ansioso di riformare al giustizia (che lo ha incastrato), l’apparato mediatico nazionale darebbe all’appuntamento con le urne una grande risonanza, tale da garantire non solo il quorum, ma anche un esito positivo. Sulla scia di una affermazione del plebiscito, non sarebbe poi impresa ardua, nel giro di alcuni mesi, spingere i partiti ad approvare l’amnistia con l’avallo del ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri. Se Berlusconi si butta in quest’avventura, non soltanto resta un protagonista, ma può raggiungere finalmente il traguardo ambito: restituire alla politica il primato che le spetta.

 

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