L'anti-porcellum

È importante non «impiccarsi alle formule quando si parla di riforma elettorale» ha detto il segretario del Pd Pierluigi Bersani. Ma tra il cappio della formalizzazione causidica e l'oceano dell'indeterminazione dovrà pur esserci una via di mezzo. Un terreno percorribile insomma da quelle forze che si pongono seriamente il problema se sia possibile dar vita a un governo di transizione che si dia come missione prioritaria la riforma dell'attuale legge elettorale. Il problema è individuare quale potrebbe essere il punto di sintesi intorno al quale costruire la piattaforma di una coalizione di scopo, il compromesso accettabile per tutti. Problema serio visto che nel solo Pd si contano almeno otto diverse proposte di riforma elettorale e che in tutta l'opposizione all'attuale maggioranza se ne contano almeno una decina. Una situazione che fa dire a Nichi Vendola che «Una modifica dell'attuale legge elettorale sarà molto difficile».
Il governatore della Puglia infatti non vede le condizioni per esprimere una maggioranza in grado di cambiare la legge elettorale: «li Pd non ha una proposta per cambiare la legge elettorale: ne ha otto. E allora di che cosa parliamo?
Il centrosinistra non è riuscito a fare una legge sul conflitto di interessi quando era maggioranza nel paese, dubito che lo possa fare oggi». Insomma Vendola teme che «questi argomenti rischino di diventare un depistaggio rispetto alla necessità di mettere in campo un disegno riformatore e un discorso al paese».\\u2028 Ma davvero l'orizzonte è così nero per le forze che vogliono cambiare l'attuale Porcellum sul quale vibra ancora l'ultima critica calata come un'ascia dal presidente della Camera Fini? Critica resa ancora più efficace del fatto che Fini ha fatto un pubblico autodafé pentendosi di avere caldeggiato e usato la legge di Calderoli: «Vergognose sono le liste "prendere o lasciare". Se la sovranità è popolare vuole dire che gli italiani hanno deciso di scegliere chi li deve rappresentare».
Per Carmelo Briguglio, esponente di Futuro e libertà, le cose potrebbero essere meno nere di come le vede Vendola e di come le presenta il capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto: «Fli non troverà mai in parlamento una maggioranza per modificare l'attuale legge elettorale». No, dice invece Briguglio, «Se c'è la volontà di trovare una quadra su una riforma elettorale e condivisa il Parlamento la può trovare, come l'ha sempre trovata». Del resto anche a Bersani è piaciuto quel che ha detto Gianfranco Fini a Mirabello sulla legge elettorale - forse perché abbastanza generico - e Alleanza per l'Italia, per voce di Linda Lanzillotta, fa arrivare il suo contributo alla costruzione d'un fronte per la riforma elettorale.
«Il compito delle forze riformiste e liberali, di maggioranza e di opposizione - dice Lanzillotta - è quello di trovare rapidamente un accordo per una nuova legge elettorale che abbia due caratteristiche fondamentali: ridare ai cittadini il potere di scegliere i loro rappresentanti, consentire il formarsi di maggioranze stabili e omogenee e quindi in grado di governare». Alleanza per l'Italia si propone di lavorare con con tutte le proprie energie a questo obiettivo, «perché si superino posizioni preconcette e talvolta ostinate, ben sapendo che senza riforma elettorale, dopo il voto, si aprirebbe una interminabile fase di instabilità politica che i mercati finanziari farebbero pagare assai cara all'Italia e agli italiani». Anche i radicali italiani avvertono la modifica dell'attuale legge elettorale come un'esigenza prioritaria degli italiani: «Sia a destra che a sinistra - dice il segretario dei radicali Staderini è evidente che questa legge elettorale è una porcata. Bisogna cambiarla, in modo da ridare credibilità alla politica». Ma se tutti unisce il giudizio negativo sull'attuale legge elettorale - è stato Calderoli stesso a battezzarlo porcellum - sembra lontano il lido appunto d'una sintesi unitaria. La cartina di tornasole è il Pd. Stefano Ceccanti, costituzionalista ed esponente veltroniano del Pd durante un convegno della Fondazione dalemiana sul sistema elettorale "tedesco" dichiara l'improponibilità del sistema tedesco. E a liberal ribadisce il concetto: «Non si può accettare un sistema come quello tedesco che tolga il premio di maggioranza. In Italia col sistema alla tedesca non ci sarebbe un vincitore».
Il collegio uninominale, il ritorno al Matterellum è la trincea su cui sono asserragliati i bipolaristi del Pd. Che rivendicano le originarie preferenze Pd per il doppio turno alla francese e collegi uninominali». Ma anche un dalemiano storico come Nicola Latorre si scopre bipolarista e si pronuncia a favore dell'uninominale: «Sul bipolarismo non arretriamo, anche se il sistema italiano si va evolvendo verso un assetto pluripartito fondato su alleanze. Occorre ricostruire un rapporto tra elettore ed eletto e penso che per questo sia preferibile il modello uninominale». Sostenitore del Mattarellum è Luciano Violante come lo sono ex popolari come Luigi Castagnetti, o l'ex segretario Dario Franceschini. Da parte sua l'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro sa ciò che non vuole, l'attuale legge elettorale ed è disposta a coalizioni di scopo per dare al paese un nuovo sistema elettivo. Ma se chiedi come ha fatto liberal al deputato dipietrista Fabio Evangelisti quale sistema pensa di proporre l'Idv la risposta è questa: «intanto noi nei giorni scorsi abbiamo fatto una proposta per la reintroduzione delle preferenze. Non ci appassiona troppo il dibattito sulle formule, certo sarebbe auspicabile che un punto di sintesi si trovasse - e noi al sistema tedesco per esempio saremmo interessati però salvaguardando il bipolarismo - ma dobbiamo anche prendere atto che nel Pd quando si parla di proposte elettorali s'ascolta la confusione delle lingue.
E anche se si da retta alle proposte di Futuro e libertà si ascoltano cose come il sistema elettorale delle provincie». Insomma buone intenzioni ma anche molta confusione sotto il cielo. Tanto che Savino Pezzotta (Udc) chiede chiarezza e semplificazione se davvero si intende fare sul serio: «Bisognerebbe cominciare a dire una cosa chiara: che è inutile parlare in modo assillante cambiare il Porcellum quando sul tavolo ci sono almeno otto - non tre o quattro - proposte elettorali diverse. Il Pd per primo deve dare un contributo concreto, deve semplificare. Chiarisca una formula. E lo facciano anche l'Idv e i finiani, perché da Mirabello io ho sentito una condanna al Porcellum ma non ho mica sentito proposte alternative. Fare un governo per fare la riforma elettorale è un bel dire ma bisogna dire come». Chi cerca trova è stato detto, ma bisognerebbe appunto avere almeno un'idea di quel che si va cercando.
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