L'analisi e i consigli di Pannella per Fini

Dalla Rassegna stampa

 

"A me dispiace che Gianfranco Fini si sia fatto troppo coinvolgere nella quotidianità politica". Non è una bacchettata astiosa, quella di Marco Pannella, ma le parole del leader radicale -nel corso della conversazione settimanale con Massimo Bordin ai microfoni di Radio Radicale - sono comunque inaspettate, anche se arrivano al termine di una giornata nella quale sui siti web d`informazione ha campeggiato lo "stronzo" che il presidente della Camera aveva rivolto a "chiunque dà del diverso allo straniero". La distanza dal Pannella che a marzo leggeva negli interventi di Fini "il solo evento politico, radicali a parte, di questi tempi italiani" è evidente, anche se non siderale. Tutto si spiega, basta stare dietro alla serie di riferimenti storici, concentrati in pochi scambi con il direttore di Radio Radicale. Il 1982, innanzitutto. E` l`anno in cui Pannella si azzarda a partecipare al congresso del Msi di Giorgio Almirante. Passano pochi mesi e il giovane Fini, allora segretario del Fronte della gioventù, ricambia la cortesia intervenendo a nome del partito al Congresso dei Partito radicale. E' l`arco costituzionale" che, nei fatti, s`incrina. Fino a rompersi, quando nel `95, sempre Pannella - questa volta a Fiuggi per il congresso di Alleanza nazionale - si felicita per il fatto dì potersi rivolgere ad "amiche e amici", e non più a "signore e signori". E ora forse non va bene (ai radicali) "La svolta" finiana? "Non c`è dubbio vi sia sym-pathos con Fini - ha detto Pannella - perché lui sta crescendo, articolando i valori in obiettivi, come vuole il metodo laico". Ma più che l`accordo sui singoli temi, nei mesi passati Pannella apprezzava il "senso dello stato" dimostrato "nelle sue funzioni istituzionali". "Ora mi dispiace si sia fatto troppo coinvolgere dalla quotidianità. Così rischia di trovarsi coevo di Casini, Rutelli, Bersani, etc. Non c`è fretta invece, glielo avrei detto sicuramente e volentieri di persona".

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