L'amore civile contro la rabbia

Dalla Rassegna stampa

I1 problema non è "cosa fare", ma "come" farlo. Non a caso, il pensiero liberale non è un ideologismo, ma una filosofia, è un metodo. È questo il punto su cui conviene insistere e su cui è bene dibattere se vogliamo uscire dalla crisi. La risposta, quindi, sta nel metodo. Il dibattito sulla prospettiva di una discontinuità liberal-democratica, dunque, può davvero dare concretezza al cambiamento. Infatti, il quotidiano L'Opinione, ormai da tempo, proprio su questo specifico punto ha aperto una discussione delineando i tratti di un'auspicabile democrazia liberale che c'è da conquistare. Ma lo ha fatto e lo fa ancora non in forma retrospettiva quanto, piuttosto, come tensione ideale verso il futuro e come processo riformatore, innovativo, propositivo. Quindi, basato su questioni concrete. Innanzitutto, sono saltate le regole, lo Stato di Diritto è in putrefazione, la democrazia è divenuta democraticismo, cioè il suo opposto. E poi, al centro della questione politica, oggi, c'è la mancanza di un modo riconosciuto di essere e di agire che possa restituire senso e dignità alla politica stessa. Quello che resta è soltanto affarismo, mercimonio, potere fine a se stesso.

Il dibattito sulla democrazia liberale può rappresentare, perciò, un esempio di quella che Marco Pannella chiama "teoria della prassi", cioè della necessità di ritrovare il metodo liberale, di innovare l'antico pensiero di libertà, di rilanciare il liberalismo come una "filosofia della pratica", proprio secondo l'insegnamento di Benedetto Croce. I Radicali, nel prossimo Congresso, avranno di che discutere. Lo snodo è qui. Il problema, infatti, anche dentro i Radicali, non è "che cosa fare", ma; “come” farlo. A mio parere, si può rifondare il dibattito politico partendo dall'amore civile, cioè dalla idea e dalla disponibilità di aprirsi all'altro, all'incontro con l'alterità, al cambiamento liberale e libertario.

Quindi, restituendo senso alla parola, al significato stesso delle parole e al linguaggio. Non è questione di destra o sinistra, manca un campo "altro" dove poter costruire quel cambiamento liberale che, attualmente, viene impedito e ostacolato dalla partitocrazia. La rabbia e l'odio alimentano il Potere. Lo rendono più saldo e, addirittura, non aprono il dibattito, ma lo chiudono. Il dialogo, la discussione e il contraddittorio, invece, sono il sale della Politica e nutrono l'amore civile. La rabbia, al contrario, porta all'intolleranza, all'odio, alla violenza.

Quando si scatena l'odio, la barbarie o l'inciviltà non si sa mai dove si può andare a finire. Luigi Einaudi parlava della "bellezza della lotta", ma si riferiva alla lotta politica delle idee, delle proposte, delle capacità, delle attitudini di ciascuno, della tensione morale che ci spinge a riflettere sul modo di essere e di agire prima ancora che sul cosa fare.

La politica è divenuta troppo debole e troppo superficiale. C'è da rifondare il dibattito politico, c'è l'urgenza di andare in profondità, di andare alla radice. La Politica, infatti, vive di amore civile mentre il Potere si nutre di rabbia, di odio, di soprusi, di ignoranza, di violenza, di annullamento del dibattito. È lo scontro di sempre. È il duello tra due diverse visioni che, però, appartengono entrambe a questo mondo. La differenza tra l'amore civile e l'odio incivile è la stessa che c'è tra la Politica e il Potere ed è la stessa differenza che c'è tra una democrazia liberale e i totalitarismi di ogni specie o colore. E allora, dopo aver sentito Antonio Di Pietro proporre il ritorno a una nuova legge Reale, qualcuno potrebbe chiedersi: è giusto sacrificare la libertà in cambio della sicurezza?

Quanta libertà siamo disposti a sacrificare per avere maggiore sicurezza? E davvero la libertà è il prezzo da pagare per la sicurezza? Fa più paura l'insicurezza o la mancanza di libertà? Pesa di più l'ingiustizia di un innocente in carcere o quella di un colpevole libero? In altri termini, mi sembra che la strada da percorrere sia quella di recuperare le domande che il pensiero liberale ci impone e ci propone, magari per dare risposte liberali e democratiche invece che quelle illiberali e anti-democratiche della partitocrazia. E ritorniamo all'amore civile: ogni giorno di più, infatti, la rabbia si sta trasformando in odio e, nel migliore dei ca- si, invece di scadere nella violenza, la rabbia sfocia nell'indifferenza. È la vittoria del Potere. L'indifferenza è l'opposto del dialogo o dell'amore civile. Eppure, c'è qualcosa di peggio dell'indifferenza, c'è qualcosa di peggio dell'odio, in fondo alla radice del problema c'è l'odio mascherato da amore civile, cioè quando si finge di essere democratici e invece si è assolutisti, quando si vuol far passare il democraticismo per democrazia o quando il totalitarismo si presenta indossando la maschera della libertà o quando i perdenti vestono gli abiti dei vincitori o quando si riesce a far confondere l'ignoranza con la conoscenza o si fa passare la menzogna per verità e la disinformazione per pluralità. Essere liberali, oggi, significa togliere queste maschere e svelare il volto che vi si nasconde dietro.

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