L'amaca

Diceva il vero (purtroppo) il terribile editoriale di Concita De Gregorio pubblicato ieri su questo giornale: la prostituzione eretta non solo a sistema di potere, ma anche a modello di vita, sarà il lascito "morale" dell'uomo di Arcore. Compiacente, anzi entusiasta, una porzione non piccola di italiani e di italiane, come dimostra la disarmante intervista di una ragazzina pugliese che è riuscita a entrare nel giro delle escort a Sua disposizione. Almeno due, però, le ragioni di speranza. La prima, ovvia, è il numero consistente di italiani e italiane differenti e liberi di spirito. La seconda, meno ovvia, è che dietro la bigiotteria e le mance, le comparsate televisive e le gite a Palazzo, traspare un mondo di sfigati e di sfigate. Vice-concubine, vice-attrici, vice-vamp acquistate all'ingrosso e impilate come copertoni di ricambio nell'anticamera del Capo. Un piccolo mondo senza speranza di una fama individuale (non dico alla Pompadour, ma almeno alla Petacci, o alla Ferida) e condannato a una fama di branco, "le escort di Berlusconi". Imperdonabile promettere fama, felicità e ricchezza e fornirne appena un patetico surrogato. Nessun sistema può reggersi troppo a lungo sulla mortificazione delle speranze. Il vero capitalismo produce veri vincitori, al limite veri farabutti e farabutte. Questa roba qui è solo una parodia: egli attori, per quanto grulli, prima o poi se ne accorgeranno.
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