L'amaca

Di questo governo politicamente già morto, pesantemente sconfitto alle ultime elezioni, dato per spacciato da ogni sondaggio, guidato da un uomo raffigurato dai media di tutta Europa come una ridicola macchietta, semi-commissariato dalle autorità europee per la sua manifesta incapacità di provvedere da solo a rattoppare il bilancio, travolto nella sua componente secessionista dal successo popolare del centocinquantenario; di questa maggioranza, dicevo, quello che davvero sbalordisce è la capacità di far finta di niente e continuare come se tutto fosse identico a prima. Il premier continua a cianciare al telefono con il suo spaventevole entourage come se non sapesse che è intercettato da mille Procure per mille reati; la Lega organizza il Giro della Padania come se il mare di tricolori del centocinquantenario non l'avesse abbondantemente zittita; il ministro Sacconi continua la sua guerra privata ai diritti sindacali manifestando una meravigliata stizza ad ogni reazione dei sindacati stessi, e giù giù fino a Giovanardi ogni molecola, ogni stilla del potere berlusconiano si comporta come se la dura realtà non esistesse, e non gli avesse girato le spalle. Sordità e cecità sono, del resto, le tipiche sindromi dei poteri in agonia. Ci sarebbe da temere che proprio nel corso della sua interminabile caduta il berlusconismo dia il peggio di sé: non fosse che, fortunatamente, l'ha già dato.
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