L'amaca

Dalla Rassegna stampa

«Qui la politica non c'entra, siamo venuti per correre». Sono parole del numero uno del ciclismo italiano, Ivan Basso, il più illustre tra i partecipanti al Giro della Padania. Come può capire anche un bambino, una manifestazione che si chiama "Giro della Padania" e che è stata indetta da esponenti leghisti è politica allo stato puro. Tanto è vero che le reazioni polemiche si sprecano, e da parecchi giorni.

Per riuscire a dire «qui la politica non c'entra» bisogna avere una dose di ipocrisia quasi portentosa; oppure, in alternativa, non sapere niente, assolutamente niente, del Paese in cui si vive. Scelga Ivan Basso a quale delle due categorie preferisce appartenere, quella degli ipocriti o quella degli ignari. Si consoli sapendo di essere in buona compagnia: anche il sindaco di Adro, che osò tappezzare una scuola pubblica con i simboli del suo partito, si difese con la ridicola scusa che il sole delle Alpi «non è un simbolo politico». Neanche il coraggio di sventolare con orgoglio la propria bandiera, bella o brutta che sia. Come è squallidamente italiana questa incapacità di tenere fede alle proprie scelte, questo confonderle e mascherarle pur di non pagarne fino in fondo le conseguenze. Per Ivan Basso Giro d'Italia e Giro della Padania evidentemente pari sono: si tratta solo di pedalare a testa bassa, senza mai alzare la testa per capire dove si sta andando, e perché.

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