L'amaca

Quando si legge "Italia nel mirino", "attacco all'Italia", si vorrebbe capire meglio. "Italia" non è un concetto così compatto, così rotondo da permetterci di equivocare su differenze sociali enormi, che espongono ai morsi della crisi in modo assai difforme. Ci sono italiani che vincono e perdono in Borsa milioni di euro, italiani per i quali un crollo in piazza Affari è solo un'eco lontana. Ci sono italiani per i quali i tagli allo stato sociale sono un dramma vero, altri che non ne risentono affatto. Ci sono italiani per i quali un aggravio fiscale anche di mezzo punto è un'ulteriore mazzata, altri ai quali non importa nulla perché dichiarano redditi ridicoli e il loro bottino è in nero, nascosto e inattaccabile come il bottino del ladro o il gruzzolo del tirchio.
Nei tempi andati si è forse esagerato, con "l'analisi di classe". Ora si è caduti nell'errore opposto, le classi e i conflitti di classe sono spariti dal discorso politico, espunti dal vocabolario corrente, e proprio in un momento storico di drammatica contrapposizione tra interessi diversi, spesso opposti. Il salariato e lo speculatore, il giovane precario e Marchionne non stanno giocando la stessa partita. È bene che esista un sentimento nazionale, di comunità, ma è bene anche che questo sentimento non valga come sipario ipocrita, come truffa ideologica per occultare le ben differenti condizioni sociali ed economiche nascoste nella parola “Italia”.
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