L'amaca

Può darsi che il Bossi e i suoi legionari, da ragazzi, sognassero di immolarsi per la causa padana, al comando delle famose trecentomila doppiette prealpine momentaneamente sottratte alla caccia al tordo. Di fatto, e ingloriosamente, rischiano invece di pensionarsi come un Mastella qualunque, promettendo ministeri e dunque cadreghini per soddisfare le clientele nordiste e magari fregarne un paio al Formigoni, che di queste cose è un maestro indiscusso. Certo, tutto potevamo aspettarci tranne che il panico da sconfitta generasse una Lega all'avellinese, che nella manica della canottiera celava l'asso più stinto e stropicciato di tutto il nostro povero mazzo di carte, la promessa di qualche posto di impiegato pubblico in cambio del voto. E la Moratti, stordita e contagiata, che promette di levare le multe ai milanesi, come l'ultimo assessore del più disgraziato borgo italiota quando incontra per strada il cognato... E il volto spavaldo, rivoluzionario della destra antistatalista e liberista che si trasforma nel sorrisetto furbo dell'assistenzialismo classico, se mi vota vedrà che le assumo il figlio come usciere al nuovo Ministero del Tondino di Ferro, che lo facciamo in Cordusio così è anche comodo col metrò. Ma non erano quelli che volevano premiare il merito, la partita Iva, la libera iniziativa? Vent' anni di casino per ritrovarci con una caricatura della Dicci? Ossignur, Senatur, che roba brutta...
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