L'amaca

Sì, la ministra Fomero poteva evitare di dare in pasto ai cronisti la parola “paccata” (e più in generale: i professoroni al governo dovrebbero mantenere un aplomb più professorale). Ma che dire di una comunità mediatica che su quella parola costruisce la descrizione di una trattativa, quella sul lavoro, che dura da settimane, e attorno a frasette del genere disfa e ricuce la trama di un rapporto (quello tra governo, sindacati e Confindustria) che è complicato da capire perfino per i prota-gonisti? Che dire di un giornalismo per il quale ogni dissidio diventa “rissa”, ogni inciampo diventa “rottura”, e per speziare il suo minestrone quotidiano abusa di” proposte shock”, “dichiarazioni shock”, “notizie shock”, come se l’opinione pubblica fosse sordastra e solo l’urlaccio nelle orecchie potesse attirare la sua attenzione?A che servono, poi, le pazienti ricostruzioni, le schede tecniche, le inchieste che sviscerano e spiegano, se la confezione e quasi sempre un titolaccio “shock”, se i titoli dei telegiornali (che danno il là all’intero coro mediatico, anche quello di carta) si fabbricano con i cocci di frase raccattati nei corridoi?Sono i media grossolani a costruire un pubblico superficiale. L’alibi, poi, è accusare il pubblico di essere superficiale.
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