L'Agcom: parcondicio solo per le tribune politiche

Dalla Rassegna stampa

Barricate delle opposizioni contro Pdl e Lega e le loro norme che puntano a oscurare i talk-show Rai in campagna elettorale (e in concomitanza con l' esordio del processo sul Rubygate). Scontro frontale in commissione di Vigilanza, nel giorno in cui l'Agcom approva il nuovo regolamento in vista del voto e conferma l'indirizzo già espresso in passato: i programmi di informazione e approfondimento vanno distinti dalle tribune politiche. Quindi, ne consegue, inopportuno e illegittimo tentare di applicare la par condicio ai vari Annozero, Ballarò, Porta a Porta.
Un pronunciamento che fa il paio con quanto già sostenuto dal Tar Lazio nei mesi scorsi. Ed è su questi "precedenti" che il presidente della Vigilanza Sergio Zavoli potrebbe far leva nella seduta di oggi per giudicare inammissibili i contestati emendamenti censori della maggioranza. È proprio quello che gli ha chiesto ieri a più riprese l'opposizione, con l'intera batteria del centrosinistra e non solo in commissione: Morri, Vita, Merlo, Gentiloni del Pd, Pardi dell'Idv, Rao e Carra dell'Udc. Tutti schierati al fianco del presidente Zavoli e della sua relazione. Tanto che Pd e Udc hanno rinunciato ai loro emendamenti. Ma anche la finiana Flavia Perina, ultima a intervenire a sera inoltrata, si è schierata sullo stesso fronte: «Qui ci stiamo assumendo una responsabilità enorme di fronte all'intero sistema democratico di questo paese». Il radicale Marco Beltrandi, artefice della norma che l'anno scorso ha dato la stura al black-out col supporto dei voti del centrodestra, ha ritirato il suo unico emendamento «per evitare che venga strumentalizzato, come avvenne nel 2010». Nel pomeriggio, sembrava farsi largo l'ipotesi di una mediazione, di una parziale correzione di rotta da parte dei pidiellini. Se ne sarebbe fatto promotore Mario Landolfi. Voce infondata, caduta nel vuoto. Tanto che il capogruppo Pdl in commissione, Alessio Butti, conferma l'intenzione di andare avanti sui tre emendamenti che, se approvati oggi, potrebbero portare il direttore generale Rai a «spegnere» i talk show in campagna elettorale. Come avvenuto lo scorso anno in occasione delle Regionali, medesima la ratio: la parcondicio da far valere su scala nazionale e non solo su quella locale. «Vogliamo discutere, senza pregiudiziali, ma quando anche il presidente Agcom dice che non c'è abbastanza pluralismo in rai, si pone un problema serio» insiste Butti.
Oggi, Zavoli confermerà il suo «non gradimento» rispetto alla proposta della maggioranza, prendendo spunto tra l'altro proprio dal regolamento varato dall'Agcom proprio ieri sulle tv private: netta distinzione tra tribune (con par condicio) e talkshow nazionali. Dall'assemblea del Terzo polo di Fini e Casini è stato rivolto al governo l'invito a «fermarsi». Di Pietro ha scritto ai presidenti di Camera e Senato per sensibilizzarli. I giornalisti conduttori dei talk sono mobilitati, in attesa della decisione delle prossime ore in Vigilanza. Il Popolo Viola e l'associazione Articolo 21 preannunciano per domani un presidio a mezzogiorno davanti alla sede Rai di Viale Mazzini in difesa dei programmi di approfondimento. Sempre domani, ma nel pomeriggio, in quella sede si riunirà il cda dell'azienda per decidere tra l'altro il nuovo direttore del Tg2.

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