L’ultimo giorno del papa

Bisognerebbe rileggere alcune pagine di Romano Guardini per capire l’ultimo discorso pubblico di Benedetto XVI. Per esempio, il passaggio che sottolinea che «l’intera esistenza di Gesù è traduzione della potenza in umiltà» o le riflessioni del grande teologo – del quale Ratzinger fu giovane allievo – sul sentire cum Ecclesia, per spiegare che cosa è concretamente accaduto ieri in piazza San Pietro.
Usando questa chiave si può spiegare come uno dei momenti più traumatici della storia della Chiesa si possa convertire in un messaggio semplice, in un’esplosione di forza spirituale, in un abbraccio universale. Il papa teologo ha parlato con il cuore a oltre 150mila fedeli presenti tra piazza San Pietro e via della Conciliazione e contemporaneamente a milioni di persone che lo ascoltavano dai cinque continenti. Ha detto: «Sono veramente commosso». Ha ringraziato tutti, dai collaboratori più stretti alle tante persone che gli sono vicine «con il senso di un legame familiare molto affettuoso». E ha voluto spiegare di nuovo nel dettaglio il percorso attraverso il quale ha maturato una decisione difficile, consapevole della sua «gravità e anche novità». Otto anni fa, ha detto, «mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Galilea». Anche allora vi sono stati «momenti in cui le acque erano agitate ed il vento contrario, come in tutta la storia della Chiesa, e il Signore sembrava dormire. Ma ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua». E Dio «non la lascia affondare».
Con la stessa sincerità il papa ha confidato che «la gravità della decisione» è stata proprio anche nel fatto che otto anni fa era impegnato «sempre e per sempre dal Signore». Assumere il ministero petrino non lascia più alcuna «privacy». Da quel momento si appartiene «sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa». E proprio su questo punto ha voluto rassicurare i fedeli: la sua rinuncia «all’esercizio attivo del ministero» non intacca minimamente questo «sempre e per sempre». «Non ritorno alla vita privata – ha rimarcato –, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore crocifisso».
Servirà la Chiesa in un altro modo, certamente inedito. Sarà un pontefice emerito, ma soprattutto un pastore orante, che resterà anche fisicamente ancorato «nel recinto» di San Pietro: la sua dimora sarà infatti l’ex convento delle suore, nel cuore del Vaticano. La bussola per la nuova vita sarà proprio il monaco il cui nome porta da papa: san Benedetto, che – sono parole di Ratzinger – «ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio».
In questa istantanea della vita contemplativa salutiamo oggi papa Benedetto. Da stasera resterà «nascosto al mondo», ma legato in comunione con una Chiesa che proprio ieri abbiamo potuto «toccare con le mani». Ed è viva più che mai.
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