L’ultimo colpo all’Italia porta al suicidio del Pdl

«Non lasciamo andare a picco quello che non deve andare a picco», ha detto Napolitano. In attesa degli accertamenti del Quirinale, dove oggi salirà Alfano, segretario di un Pdl le cui convulsioni hanno terremotato la giornata politica, a picco c’è andato Berlusconi: quello che voleva dimostrare di poterci mandare gli altri, a partire dal lacerato Pdl da rimettere in riga cui ha ordinato di non votare la fiducia al governo Monti al senato non partecipando e alla camera astenendosi.
Il pretesto è stata la frase di Corrado Passera sull’effetto controproducente che avrebbe per l’immagine dell’Italia la ricandidatura di Berlusconi.
La prova di strappo del Cavaliere è stata una rovinosa Caporetto: la Borsa che ha visto Monti sotto attacco ha perso terreno mentre salivani in tutta Europa. Lo spread s’è impennato. Nei gruppi parlamentari del Pdl si sono spalancate pubblicamente faglie profonde: anticipo di due scissioni, a destra e al centro.
Quanto a Monti, lì era e lì ancora resterà: ha meno voti ma regge, perché il Pdl è evaporato, in aula è assente da mesi e i numeri per una vera spallata Berlusconi non ce l’ha.
Viceversa, il Monti che il Cavaliere usa come nemico per uscire dal buco nero in cui è precipitato, ieri ha varato il decreto sull’incandidabilità che lui – a dispetto delle smentite – aveva inutilmente tentato di stoppare. Con questo centrodestra, però, non si può continuare a navigare a vista. Si voterà probabilmente a marzo. Nel frattempo il Colle ha tracciato la rotta: serve un’agenda di «impegni inderogabili» di fine legislatura – in primis la legge di stabilità –per «un’ordinata, non precipitosa e convulsa conclusione dell’esperienza del governo». Poi ciascuno si assumerà le sue responsabilità.
Bersani e Casini ne hanno parlato in serata. Monti fino alle urne o un altro governo? Molto dipenderà dallo sfascio del Pdl. L’ala montista emersa con Pisanu e Frattini conta sottocoperta quasi tutta l’ala ciellina, l’ala Fitto, molti cani sciolti ex dc ed ex psi. Con gli antimontisti ex An di Alemanno (Mantovano, Augello) e Meloni tirano in direzioni opposte ma, per ora, condividono la battaglia contro la candidatura di Berlusconi che lo stritolato Alfano ha praticamente ufficializzato: «Il presidente mi ha espresso la volontà di tornare in campo da protagonista».
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