L’osservatrice romana

Il teatrino della politica, stremato da quasi venti anni di bipolarismo e di Seconda repubblica, ha celebrato ieri una rappresentazione miserabile di se stesso. Il potere, quello vero, era da tempo perduto per sempre. Li guardi, passeggiano in Transatlantico come una folla qualsiasi. Detestati, ridicolizzati per privilegi e stipendi, rimpiangono tempi andati. Fuori dal palazzo, manifestanti aggressivi tentavano quasi di rianimarli. Ma non c’è stato niente da fare: Dario Ballantini, Striscia la Notizia, le Iene con le loro domandine da scuole media, i Tapiri e i blitz delle telecamere nascoste avevano compiuto l’opera iniziata nel 1987 dal profetico Marco Pannella, grande elettore di Cicciolina.
Volti sconosciuti di nominate e nominati dai rispettivi capi, segretarie e portaborse, gnocche e presunti esponenti delle società civili passavano davanti alla presidenza in uno dei primi e unici momenti di potere delle loro esistenze. Una dozzina al massimo, quelli che hanno un ruolo fuori dall’aula, gli altri chissà chi li ricorderà. Conti alla mano, basterebbero un centinaio di eletti al massimo. Anche tanti, per delle decisioni marginali su questioni di principio. Le scelte vere non abitano più a Montecitorio. Il nostro futuro è affidato a club di finanzieri internazionali, prima di tutto. Alle riunioni Ecofin, alle Banche Centrali, al Fondo monetario internazionale. Dipendiamo dalle regioni e dai comuni per sanità, scuole, finanziamenti alle imprese, energia, strade, mobilità.
Non è stato il più grande impresario di spettacolo di tutti tempi, S. B., a chiudere il sipario parlamentare con la compravendita a saldo di quel che restava della politica nazionale. È che la medesima politica nazionale è stata cancellata venti anni fa dal trattato europeo di Maastricht - lucidamente, Craxi, Andreotti e De Michelis ci consegnarono alla Germania - e dai referendum di Mario Segni. Una devoluzione in due direzioni, verso l’alto e verso il basso, ha defraudato i mille deputati e senatori perfino di quei poteri spiccioli che li rendevano appetibili per leccapiedi, escort e ruffiani, portaborse e lobbysti. Le privatizzazioni immobiliari e bancarie, la moneta unica europea, la vendita di Alitalia, la gestione governativa della Rai: sommate tutti questi elementi e il risultato è zero. A una casta senza ruolo e senza potere decisionale, gestita dall’esterno e con modi brutali dai cinque o sei leader veri, restano sigari freschi a buon prezzo e deliziosi supplì.
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