L’incandidabilità dei condannati apre ad altre divisioni

Spinto dalle reazioni sempre più forti dell’opinione pubblica di fronte alla moltiplicazione degli scandali, il governo prova a uscire dall’impasse sulla legge anticorruzione. Al Senato la discussione è bloccata perchè il centrodestra non condivide il testo uscito dalla Camera e perchè il Pd accusa il Pdl di voler far passare sottobanco gli emedamenti “salva-Ruby”, che dovrebbero servire ad aiutare Berlusconi nel processo sul “bunga-bunga”.
Il ministro Severino ha tentato finora senza successo una mediazione. Ma dalla proposta che dovrebbe essere resa nota oggi spunta il tema dell’incandidabilità per chi ha subito condanne definitive oltre i due anni, che il governo vorrebbe introdurre adoperando la delega di legge di cui dispone, ma che è destinato ad aprire nuove divisioni, in un Parlamento in cui sono oltre cento i deputati e i senatori incappati nelle maglie della giustizia. Inoltre l’Idv, e in parte il Pd, premono per stringere ulteriormente le maglie ed escludere dalle candidature anche i condannati in primo grado, mentre il Pdl frena e la discussione rischia nuovamente di arenarsi.
La legge anticorruzione non è la sola ad incontrare ostacoli. Dopo un incontro tra Monti e Bersani, anche la riforma elettorale, su cui martedì pareva profilarsi un compromesso, è tornata in alto mare. La proposta dell’ex-ministro leghista Calderoli s’è inabissata, e la sensazione è che giorno dopo giorno Pd e Pdl stiano rassegnandosi a lasciare in vigore il Porcellum, al massimo con piccole modifiche, perchè temono che qualsiasi passo in direzione del ritorno al proporzionale possa avvantaggiare l’Udc e il rinato centro di Casini, Fini, Montezemolo, che puntano ad intercettare i voti moderati in fuga dal centrodestra. Il Pdl in particolare fatica a prendere una posizione chiara su questa materia perchè il magro risultato annunciato dai sondaggi (un sostanziale dimezzamento dei seggi a disposizione nell’attuale Parlamento) rende sempre più difficile tenere insieme le diverse anime del partito. La separazione ormai annunciata tra le due componenti ex-Forza Italia ed ex-An sarebbe più agevole con il proporzionale; ma se il bipolarismo rimane in piedi, il centrodestra dovrà pur trovare il modo di farle convivere da separate in casa.
Anche nel Pd la prospettiva delle primarie carica di tensione la vigilia dell’Assemblea nazionale, che sabato dovrebbe fissare le regole della gara tra Bersani e Renzi. Non è un mistero che per gran parte delle componenti interne, che temono di uscire ridimensionate dalla corsa per la candidatura a premier, l’assemblea è l’ultima occasione per far saltare il banco, e le primarie prima che vengano indette ufficialmente.
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