L’imprenditore anti-fisco fa proseliti

«Non voglio fare il “gabelliere” per conto dello Stato». E per difendere questa posizione, Giorgio Fidenato è comparso ieri mattina davanti al giudice del tribunale di Pordenone Riccio Cobucci, chiamato in causa dall’Inps per il mancato versamento all’istituto dei contributi prelevati
dagli stipendi dei dipendenti.
Ma Agricoltori Federati non li ha tenuti in tasca quei soldi. Li ha versati ai propri lavoratori, insieme alle trattenute fiscali, a quelle per l'assicurazione contro gli infortuni, e a tutte le altre voci della retribuzione. In buona sostanza: Fidenato dal primo gennaio 2009 consegna ai dipendenti il loro intero stipendio, comprese quelle somme che nemmeno vengono evidenziate nel cedolino paga. Il risultato è che anzichè ricevere, ad esempio, un assegno da 1.500 euro, se ne trovano uno da 3.700. Da questo lordo, ciascuno verserà - nelle intenzioni - agli enti previdenziali e allo Stato, la parte di competenza. Peccato non gli sia riuscito: l’Inps ha risposto “no, grazie”, l’Agenzia delle Entrate ha restituito i soldi che i lavoratori avevano versato di iniziativa.
La prima conseguenza è arrivata dall’efficiente Istituto nazionale di previdenza sociale, che prima ha invitato Fidenato a ottemperare alle disposizioni e a versare i contributi, quindi ha emesso delle cartelle esattoriali per la riscossione degli importi dovuti. Da qui la comparsa di Fidenato ieri in tribunale a Pordenone. Un’udienza tecnica e nulla di più, quella svoltasi a palazzo di giustizia, nel corso della quale l’Inps ha spiegato le proprie ragioni, e Fidenato ha ribadito il concetto che sta alla
base della sua battaglia: «Non possono esserci norme, secondo il nostro dettato Costituzionale, che impongano a un imprenditore di svolgere la funzione del sostituto d’imposta per conto dello Stato». Il passo successivo del ragionamento è: le norme che mi costringono a fare questo secondo me
sono anticostituzionali e quindi si chiede il pronunciamento della massima Corte sulla materia.
Per quel che riguarda la mera cronaca della vicenda, tutto si è concluso in meno di mezz’ora con una data per la prossima udienza già fissata per il 28 gennaio. Ma a dare man forte all’imprenditore pordenonese che ha ingaggiato la più classica delle battaglie all’insegna di Davide contro Golia, sono arrivati in tanti e da mezza Italia. Per lo più si tratta di imprenditori,
ma non sono mancati impiegati, militanti politici, simpatizzanti, giunti da Roma, Toscana, Lombardia, Veneto, oltre che da altre province del Friuli.
Movimento libertario, Radicali, Nuovo Psi, Fronte Friulano, Life e Life federale. In tutto una cinquantina di persone che si riconoscono, appoggiano, sostengono la battaglia di Fidenato, che poi è «una battaglia per la libertà: io non devo lavorare per un altro, men che meno per lo
Stato», ha ribadito Fidenato nel corso della conferenza stampa al termine dell’udienza. Pieno appoggio dal movimento libertario guidato di Facca, che individua in questa vicenda «la testa d’ariete» per scardinare lo statalismo, oltre che da Stefano Santarossa, presidente dei Radicali
friulani, che ricordando un precedente tentativo referendario sul tema (l’abolizione del sostituto d’imposta) ha garantito l’appoggio del movimento fondato da Pannella.
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