L’ascensore dell’autoreggente

Ma insomma: si configurano o no, le calze autoreggenti, come ciò che la professoressa Irene Tinagli in ripetuti e apprezzati talk-show designa un "ascensore sociale?". Anche di questo legittimamente si occupa il discorso pubblico, seppure con stimoli, oscillazioni e ricadute di variabile straniamento. In un’intervista al Corriere della Sera, l’altro giorno, la Tinagli era stata invero piuttosto risoluta nei confronti di tale accessorio: «Bisogna sapere che chi si presenta in autoreggente lo fa non solo perché gli uomini la vogliono così, ma anche perché è insicura». Su tale presa di posizione, così come sulla presunta insicurezza del ministro Brambilla, che per prima ha ritenuto di accavallare le gambe sulle bianche poltroncine di "Porta a porta", si è sviluppato un dibattito che ha indotto la tele-professoressa a replicare, sul sito post-dalemiano The Front Page, chiarendo che non di giudizi morali si trattava, ma di «riflessioni sull’efficacia di alcune strategie di comunicazione/leadership pubbliche». E non è per fare gli spiritosi, o gli schizzinosi, ma proprio negli stessi giorni montava il dibattito sulle mutande, con esposizione delle medesime sui palchi, a lode e gloria di una società forse guardona, ma certamente feticista.
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