L’Amaca

Ben più delle bottiglie vuote lanciate contro la polizia "per difendersi dalle cariche", pesa sugli incidenti di Arcore la bottiglia (piena di spumante) inalberata in segno di giubilo da un ragazzo dopo la scarcerazione dei suoi due compagni (la foto è apparsa su quasi tutti i quotidiani italiani). Un festeggiamento privato, stentoreo e fuori luogo, che cozza contro la pubblica malinconia per una manifestazione, l’ennesima, salita alla ribalta non per le sue intenzioni, ma per il suo esito brutale, con pochi che si menano, molti che assistono e maledicono, espropriati delle loro ragioni da piccoli manipoli bellicosi. (L’estremismo è prima di tutto una forma di privatizzazione della politica).
Bene che i due ragazzi siano fuori, le galere sono già sovraffollate. Male la gongolante sottolineatura di un incidente civile (tale è sempre un processo per "violenza e resistenza a un pubblico ufficiale") che non costituisce titolo di merito per alcuno, né per i manifestanti né per i poliziotti. Anche nel cosiddetto "antagonismo" (molto spesso uno status del tutto auto-proclamato) dovrebbe esserci uno stile. Perle sbracature, gli sbocchi d’ira e di autocommiserazione e di autocompiacimento, ci sono già le curve degli stadi. Niente brindisi, per cortesia, quando si parla di botte in testa e pugni in faccia, non importa se inferti o subiti.
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