L’amaca

Dalla Rassegna stampa

Federalismo. .. federalismo. .. federalismo. ... federalismo... Una litania che ci accompagna da una vita. Credo sia la parola più pronunciata in questo paese negli ultimi vent’anni.
 
Così familiare che, pur udendola ogni dieci-quindici minuti, non ci disturba più, come capita a chi abita vicino a una stazione quando passa il treno. I partiti italiani si dividono, sul federalismo, tra molto favorevoli, abbastanza favorevoli, piuttosto favorevoli. Non uno che si sia mai alzato in piedi per dire: a me il federalismo fa decisamente schifo, non lo voglio, lo detesto, sono contro, piuttosto che votarlo mi impicco.


Diventa dunque appassionante il mistero di qualcosa che tutti preparano, tutti aspettano, ma non arriva mai. C’è il tappeto rosso delle grandi occasioni srotolato da anni. La banda che attende, paziente, che qualcuno batta quattro per intonare il festoso inno di benvenuto. Le autorità schierate. Le telecamere pronte a immortalare. Gli storici impazienti di registrare il momento solenne. Le donne ai davanzali che sventolano il fazzoletto. I manifesti sui muri: "Benvenuto federalismo!". Ma anche portandosi la mano alla fronte, e puntando lo sguardo all’orizzonte, del federalismo non c’è traccia. Solo nebbia e un filare di pioppi

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