L’Amaca

Si leggono corsivi irridenti, e puntuti elzeviri, sull’incoerenza degli attuali "moralisti di sinistra" che però da ragazzi, nei Sessanta e Settanta, predicavano il libero amore. L’argomento è di impressionante debolezza, e sconfina nella malafede ove si ometta di dire che il "libero amore", nella sua ingenuità panica, era gratuito. Nonché sottratto - almeno nei suoi presupposti teorici - alle varie Morali, tra le quali la vecchia morale di classe (se sei povera, ama il ricco) oggi molto in auge tra le inquiline dell’Olgettina.
L’amore nel tempo della Restaurazione (questo) non fa specie perché sia scostumato o plurimo o perverso (perversa, eccome, era anche la monogamia imposta per legge). Fa specie perché è rassegnato a una lettura economica che sì, è sempre esistita, ma non era mai stata così dichiarata, ostentata, coltivata. E monocratica. È dunque un amore assai poco innamorato, come tristi intercettazioni documentano al di là di ogni ragionevole dubbio. Poiché le vie dell’eros sono infinite, è possibile e perfino lecito che protagonisti e protagoniste di questa vicenda considerino eccitante che sia il denaro l’unico vero dominus delle proprie mosse, sessualieno. Ma non è lecito, questo no, tirare in ballo il "libero amore": è solo uno sporco modo per irridere alla sua sconfitta, e alla sconfitta della rivoluzione.
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