L’affondo: «Se pensa di governare con uno, due voti in più e da 118»

Dalla Rassegna stampa

Hanno cercato di farlo ragionare, di indicare una via d’uscita che avrebbe rilanciato il governo del centrodestra, ridando dignità agli isolati e agli espulsi. Ma niente, più i centristi assistono ai colpi di coda di Berlusconi, più si convincono di quello che era il timore principale: che il premier, prigioniero di se stesso, preferisca morire sul campo piuttosto che condividere il governo con gli ex alleati. Il leader dell’Udc s’è sentito ieri dare del «maneggione della vecchia politica», ma non s’è fatto prendere dall’occhio per occhio. Fini prepara una riunione per tenere uniti i suoi. Il leader Udc ragiona: «Se Berlusconi ritiene, eventualmente avesse un voto in più, di aver risolto i suoi problemi è una cosa da chiamare il 118. Se lui ritiene che così sia sufficiente, vada avanti». E dopo le accuse del Cavaliere aggiunge: «Non voglio polemizzare con il premier, è un uomo allo sbando».
 
 Si può mai pensare di governare con un pugno di voti di scarto, ammesso che il Cavaliere sia capace di risalire da quota 308? È quindi abbastanza indifferente, per l’Udc, mettersi col pallottoliere a fare i conti sugli incerti, sulle due donne quasi partorienti e dunque probabili assenti (la finiana Cosenza e la Pd Mogherini); sui sei radicali; sul Razzi eletto all’estero dall’Idv ma pressato dal Pdl; sul finiano Catone che si rifiuta di votare contro il Cavaliere; sull’ex pd Calearo alla finestra e sul duo svp Zeller-Brugger propenso all’astensione. Dunque, anche se il 14 dicembre la Camera non votasse la sfiducia al premier per un soffio, il problema politico resterebbe. Governare il Paese in questo frangente economicamente difficilissimo sarebbe impensabile. «Per molti il 14 dicembre è il giorno del Giudizio, ma per me non lo è perché il vero giorno del Giudizio è il 15. Qualsiasi esito ci sia».
 
 È questo il motivo per cui Casini ripete che è necessario evitare le elezioni e dare vita ad un nuovo governo guidato da una personalità diversa, magari anche di centro destra. Spiega. Il comportamento dell’inquilino di palazzo Chigi è poco meno che schizofrenico, così lo giudicano all’Udc. Ha prima proposto loro di rientrare in maggioranza, poi di fornire un appoggio esterno e, contemporaneamente, insulta Casini e soci. Lui, Pier Ferdinando, replica ironico: «Tra me e Berlusconi i rapporti sono ottimi, mi ha fatto anche gli auguri di compleanno, in zona Cesarini, verso le 10 di sera, ma me li ha fatti». Poi, più seriamente, spiega: comunque vada il governo sarà «costantemente incapace di avere una maggioranza in Parlamento», con la defezione dei finiani non è più autosufficiente. E dunque il 15 toccherà a Napolitano decidere cosa fare. In caso di dimissioni di Berlusconi, il capo dello Stato «vedrà se il premier è in grado di comporre un governo con una maggioranza più ampia»; se invece venisse sfiduciato «allora Napolitano non potrà che verificare se un altro del Pdl può avere la speranza di costituire un esecutivo e, in caso di rifiuto del Pdl, può incaricare una personalità diversa». Tremonti, Alfano o Letta? «Quei nomi non li ho fatti io. Ho semplicemente detto che mi vanno tutti bene».

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