J'accuse di un dissidente arabo: "Lo stato ebraico è una benedizione per il medio oriente"

In medio oriente esiste oggi uno squilibrio che sta portando la regione verso conseguenze disastrose, non solo per chi vive in quell'area geografica ma anche per gli europei. Tale squilibrio è causato da due fattori: l'ingenuità di sognare una pace realisticamente possibile tra i paesi che rispettano la legge e quelli che non la rispettano, tra le nazioni governate da dittatori e quelle - rarissime - che hanno adottato la democrazia e le cause di fondo dell'aumento degli emigrati musulmani che giungono in Europa.
Parlando di pace gli Stati Uniti e l'Europa hanno trascorso gli ultimi 62 anni tentando di far si che la pace diventi realtà; eppure, dopo numerose guerre, sono giunti alla conclusione che la pace è tanto elusiva oggi quando lo era ai tempi della fondazione di Israele. Pertanto, invece di riassestare la situazione identificando i veri motivi per cui ottenere la pace risulta impossibile per una moltitudine di dittature solite praticare un'oppressione violenta e intollerabile, l'Europa - e in misura minore gli Stati Uniti - si è impegnata in una politica sistematica e frutto di calcoli accurati per delegittimare lo stato di Israele, nella speranza di riuscire a piegare il paese ad accettare una pace su misura degli standard occidentali. Cosa che senz'altro non contribuirà a diminuire la quantità di guerre, anzi.
Il vero , problema del medio oriente sono i paesi illegittimi governati con il pugno di ferro da un'unica famiglia. Un problema consolidato, tanto che l'Europa ne sta incassando la conseguenza più folle: milioni di emigrati musulmani. Il mio umile parere è che delegittimare la democrazia di Israele e accettare l'oppressione dei regimi arabi dando origine a ondate di immigrati verso l'Europa significa delegittimare indirettamente l'Europa stessa. In effetti i politici europei non capiscono quanto la realtà sia a dir poco sconcertante. Essendo io siro-americano, ex cittadino saudita e musulmano, posso parlare con autorevolezza. Ho un interesse legittimo nel vedere nazioni come Israele, il Libano e l'Iraq prosperare deliziati da una gloria democratica con la speranza che si diffonderà presto anche alla mia amata Siria, perché possa divenire una nazione con delle leggi che vadano a sostituire il regime senza legge che la governa oggi.
Il successo di Israele come paese è una benedizione per la regione, se solo ci fermassimo un istante a considerare l'effetto positivo che questa piccola nazione potrebbe avere sul nostro futuro. Così positivo che il presidente illegittimo della Siria, Baschar al-Assad, dedica il 90 per cento della propaganda, tralasciando i problemi dei siriani afflitti da una società controllata dal governo, alla causa palestinese e all'odio per Israele. Nel momento in cui l'Europa delegittima Israele, in realtà sta solo seguendo le orme dei dittatori arabi. Ma l'Europa, o qualunque singolo stato di quel continente, non è forse troppo grande per atteggiarsi come un delinquente di Damasco? Da musulmano, so per esperienza che l'immigrazione verso paesi come Olanda, Francia, Germania e molti altre nazioni europee comincia a provocare tensioni tra la popolazione indigena e chi proviene dal medio oriente e dal Nordafrica.
Inutile dire che la tensione può non solo mutare il panorama politico ma anche far scattare la scintilla capace di ghettizzare. Difficile immaginare come si atteggeranno i politici europei nei confronti di Israele quando, entro il 2035, grazie alle politiche tiranniche dei governanti arabi la popolazione musulmana nel vecchio continente ammonterà a più di 100 milioni di individui.
Il problema non è Israele. Il problema sono le nazioni governate da un'unica famiglia che i politici europei sostengono di buon grado senza considerare l'effetto che tali politiche avranno sul loro futuro. Eccomi quindi, da musulmano, con un messaggio per voi: noi invaderemo le vostre nazioni, costruiremo moschee e vi faremo accettare la sharia. Quando ne avremo abbastanza di essere massa critica in una città, entreremo in politica, occuperemo il Parlamento, vi costringeremo ad adeguarvi alla sharia e le donne dovranno indossare l'hijab dalla testa ai piedi. Voi non avete fegato a sufficienza per lottare contro di noi né per controllarci, Continuate tranquillamente a delegittimare Israele e a ignorare i regimi arabi di oppressione. In questo modo noi avremo il tempo di portare a termine ciò che abbiamo iniziato.
Farid Ghadry
Dissidente siriano e presidente del Partito riformista in esilio. (traduzione di Elia Rigolio)
7 ottobre, Roma. "Per la verità , per Israele"
Si svolgerà il 7 ottobre a Roma, presso il Tempia di Adriano alle 18, la maratona oratoria "Per la verità, per Israele". Organizzata dalla parlamentare del Pdl e giornalista Fiamma Nirenstein, vedrà la partecipazione anche dell'ex premier spagnolo José Maria Aznar. Tanti gli oratori e i partecipanti, dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara a Paola Mieli, il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, il cantautore Lucio Dalla, lo scrittore Roberto Saviano, Giorgio Albertazzi, Pierluigi Battista, studiosi come Shmuel Trigano ed Ernesto Galli della Loggia, la presidente dell'Associazione Donne Arabe d'Italia Dounia Ettaib, la scienziata e senatrice a vita Rita Levi Montalcini, il professore e senatore Umberto Veronesi. Numerosi i parlamentari, tra cui Walter Veltroni, Furio Colombo, Enrico Pianetta, Francesco Rutelli, Italo i Bocchino, Gianni Vernetti, Benedetto Della Vedova, Giovanna Melandri, Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello e Margherita Boniver. Una maratona "per affermare che difendere il diritto di Israele i a esistere è una garanzia per la libertà di tutti noi".
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