"In Italia fin troppa libertà di stampa". Bufera sul Premier

In Italia abbiamo fin troppa libertà di stampa». Così parlò Berlusconi, leader del partito delle Libertà. «E’ una risposta che do a chi dice che il governo e la Protezione civile non sono intervenuti tempestivamente».
Si parla della gestione dell’emergenza terremoto in Abruzzo, con Bertolaso che prevede: con il film della Guzzanti "Draquila" non faremo una bella figura a Cannes. Ma le parole si mescolano, le case dell’Aquila e la casa di Scajola. I sottotitoli alla frase del premier sono di facile traduzione. «Irresponsabile dichiarazione di Silvio Berlusconi sulla libertà di stampa. Le ultime affermazioni sono al di là del bene e del male e fanno pensare a battute tipiche dei regimi dittatoriali», urla il senatore del Pd Vincenzo Vita. Ma le reazioni a Berlusconi versione censore corrono a valanga.
Qualcuno gli ha detto che secondo l’annuale rapporto di Freedom House siamo l’unico Paese della zona euro ad essere classificato come parzialmente libero (partly free), oltre la settantesima posizione, a pari merito con India e Benin, dietro al Cile e alla Corea del Sud. Ma lui non ci sta, anche se sono i numeri a parlare: «Ci siamo visti mettere in situazioni di grande distanza dai primi, ma se c’è una cosa in Italia su cui c’è la sicurezza di tutti, è che ce n’è fin troppa di libertà di stampa. Questo è sotto l’occhio di tutti, non è discutibile».
Matteo Orfini, della segreteria del Partito democratico, responsabile Informazione, è avvilito: «Ci risiamo. Per il presidente del Consiglio, in Italia ci sarebbe troppa libertà di stampa. Si sapeva già che Berlusconi è ossessionato da stampa e televisione, visto che passa le giornate a lamentarsi contro i giornalisti non graditi e a telefonare a esponenti dell’Authority per le telecomunicazioni al fine di condizionare i contenuti delle trasmissioni. Ma stavolta è andato ancora oltre».
Dall’Italia dei Valori Antonio Di Pietro invita il premier a scendere dal piedistallo del suo sultanato e a raccontare la verità: «Parli di come ha ridotto il servizio pubblico radiotelevisivo: dalle epurazioni dei giornalisti ai programmi di informazione censurati, alle pressioni esercitate nei confronti degli organi di garanzia fino ai talk show eliminati in campagna elettorale. Insomma, non nasconda il suo palese conflitto d’interessi». E ancora: «Berlusconi vorrebbe realizzare un sistema fascista e piduista senza voci libere. Per questo, oggi, sostiene che in Italia c’ è fin troppa libertà di stampa». E sempre dall’Italia dei Valori Felice Belisario, capogruppo al Senato tira fuori il decreto sulle intercettazioni in Commissione Giustizia: «La maggioranza e il Governo stanno cercando in tutti i modi di eliminare ogni possibilità di conoscere la verità su quanto avviene nelle segrete stanze del potere o nei meandri del malaffare. Se il provvedimento sulle intercettazioni fosse stato in vigore, Scajola non si sarebbe dimesso: ma solo perché gli italiani non avrebbero potuto sapere nulla dell’affare-casa».
Dal Pdci, Jacopo Venier fa notare al premier che «la libertà di stampa non è mai troppa». «La lingua di Berlusconi evidentemente batte dove il dente duole». E quanto dolga lo dice il segretario nazionale della Fnsi, Franco Siddi: «L’informazione in Italia ha subito nell’ultimo anno una pressione spaventosa, fatta di intimidazione ai giornalisti, di minacce di leggi bavaglio, fatto di espressioni del titolare del potere del governo tese ad indicare i giornali nemici ai quali non fare arrivare la pubblicità». Per cui, siano considerato «parzialmente liberi». Troppo liberi per Silvio Berlusconi. Questione di punti di vista.
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