Italia-Ecologia, subito

Da Copenaghen alle elezioni regionali: ha fatto bene Monica Frassoni a collegare, nel suo intervento su Terra, le cattive notizie sul fronte della lotta alle emissioni con i destini dell’ambientalismo politico italiano. Siamo, infatti, l’unico Paese europeo dove la questione è eliminata dall’agenda pubblica, mentre è presente in quella di regime soltanto per dare un contributo, magari superfluo, a sabotare ogni sforzo di riduzione delle emissioni. Con Elisabetta Zamparutti abbiamo provato a rilanciare la proposta di una tassazione del consumo di risorse pubbliche - a partire dall’aria e dal suolo - che in prospettiva realizzi una vera e propria conversione del sistema fiscale, alleggerendo parallelamente la tassazione del lavoro. Solo Terra ha dato ospitalità a questa proposta, che i Radicali hanno portato anche in Parlamento. Grazie alla leadership di Emma Bonino, negli ultimi mesi abbiamo mobilitato economisti ed esperti. Ne è emersa, attraverso convegni internazionali e studi, la diseconomicità dell’opzione nucleare. Non solo: l’impegno contro il consumo del suolo e per la rottamazione dell’edilizia non antisismica e non di qualità, proposta da Aldo Loris Rossi, è già per noi programma di governo per le Regioni italiane. Se è giusto partire dai contenuti, nel salutare il “nuovo interesse” (affatto nuovo in verità) per i temi ambientali, uscito dal Congresso di Radicali italiani, la presidente dei Verdi europei elude, però, una questione politica che quel Congresso ha posto: la crescita di una proposta ambientalista che non sia automaticamente schiacciata all’estremo margine sinistro dello spettro partitico italiano, e la possibilità di farlo cogliendo l’occasione delle prossime elezioni regionali. In particolare il nostro Congresso di Chianciano ha lanciato un appello rivolto, oltre che alle forze ambientaliste, anche a quelle laiche e socialiste, nonché ad altri movimenti civici territoriali, nel tentativo di creare una “coalizione”, della quale potrebbero fare parte i simboli autonomi sia dei Verdi che della Lista Bonino-Pannella (oltre a un simbolo socialista ed eventualmente altri); una coalizione che potrebbe anche presentarsi autonomamente con propri candidati presidenti, in assenza di un grande accordo - ad oggi tanto urgente quanto difficile - con il Pd per trasformare un antiberlusconismo minoritario e perdente in alternativa antipartitocratica in sintonia con la maggioranza del Paese. Il cammino è accidentato, certo. E il riferimento a Europaecologia di Cohn-Bendit deve confrontarsi con una pressione antidemocratica ben più forte da noi che in Francia. Per discuterne bisogna però entrare nel merito, ed eventualmente contrapporre alternative. Limitarsi, come fa l’amica Monica Frassoni, a «sperare che sia la Costituente ecologista che la dimensione “verde” della strategia dei Radicali italiani non si basino sul deleterio presupposto della proprietà esclusiva del “potere di convocazione” e di “gestione di un processo” » significa lasciare il confronto su un piano di diffidenze, magari legittime, ma sterili, cioè incapaci di causare conseguenze. Mi auguro invece che i Verdi - che non vedo perché chiamare “i vincitori del Congresso dei Verdi”, a meno di esser rassegnati all’approfondimento delle distanze invece che essere tesi al loro superamento - vogliano cogliere l’occasione di usare l’appello radicale per coinvolgere in un dibattito pubblico e aperto il mondo ambientalista e intraprendere un percorso comune con il movimento radicale.
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