"Italia, bene i conti male il lavoro"

Dalla Rassegna stampa

I segnali di ripresa ci sono ma sono ancora deboli. Perché i consumi non crescono, frenati dalle preoccupazioni delle famiglie per il posto di lavoro. E perché le esportazioni stanno risalendo, ma ancora troppo lentamente. Lo sostengono gli economisti della Banca d’Italia nel bollettino economico di aprile, diffuso contemporaneamente a quello della Banca centrale europea, che denuncia il rischio di un ulteriore e prolungato aumento della disoccupazione in Eurolandia, seppure a ritmi inferiori del 2009. La Bce, ribadendo le prospettive di una ripresa «moderata e discontinua», chiede inoltre ai governi uno sforzo maggiore nel risanare gli squilibri di bilancio, andando anche oltre l’aggiustamento dello 0,5% annuo, previsto dal patto di stabilità.
«I dati più recenti sulla produzione industriale e i risultati delle indagini congiunturali segnalano un’evoluzione più vivace dell’attività nei primi mesi del 2010» rileva il Bollettino Bankitalia, aggiungendo che «il clima di fiducia dei consumatori è tornato tuttavia a peggiorare, riflettendo accresciute preoccupazioni sulla situazione economica e sulle prospettive del mercato del lavoro». La caduta del numero di occupati - che già lo scorso anno si era tradotta in una sensibile contrazione, pari a 2 punti percentuali, del reddito disponibile - è proseguita anche nei primi due mesi del 2010, quando ha superato le 700 mila unità rispetto al picco raggiunto nell’aprile del 2008: la flessione «è stata pari in media allo 0,4% sull’ultimo trimestre 2009». Quanto alle imprese, la propensione a investire «risente della riduzione dei profitti e del basso grado di utilizzo della capacità produttiva». Continuano poi le segnalazioni di difficoltà di accesso al credito anche se «d’irrigidimento delle condizioni di offerta da parte delle banche si è fermato». I dati dei primi due mesi del 2010, rileva però il Bollettino, confermano che i finanziamenti concessi dai primi 5 gruppi bancari in febbraio sono diminuiti del 4,1% su base annua mentre sono saliti quelli del resto del sistema.
Sui conti pubblici gli esperti dell’istituto di via Nazionale sono positivi rispetto all’azione del governo: il marcato peggioramento dei conti pubblici nello scorso anno, osservano «è stato quasi interamente riconducibile alla flessione dell’attività economica» ed è comunque risultato «più contenuto in Italia che negli altri principali Paesi avanzati». In generale poi la politica di bilancio «ha risposto alla crisi soprattutto indirizzando risorse verso spese più atte ad alleviare i costi sociali della recessione e a sostenere la domanda aggregata». Ancora sui conti il Bollettino - che fra l’altro indica una crescita dell’inflazione nel 2010 pari all’1,5% analizza l’andamento della manovra 2010 concentrandosi sulle
entrate, la cui flessione si attenuata nei primi mesi dell’anno.
La pressione fiscale, a seguito della riduzione più accentuata del Pil, è però salita nel 2009 al 43,2%, dal 42,9% del 2008. Pochi i cenni del bollettino sulla crisi della Grecia. Il riferimento più significativo riguarda le tensioni che si sono determinate sui mercati e che sono testimoniate, per quel che riguarda l’Italia, da un ampliamento del divario fra i titoli di stato decennali e i Bond tedeschi di uguale durata.

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