Islam a scuola, l'idea non decolla

Più critiche che consensi. Non trova sponde nel centrodestra la proposta sull’ora di religione islamica, lanciata dal viceministro Adolfo Urso con l’obiettivo di evitare indottrinamenti coranici per gli studenti musulmani. La Lega, da Maroni in giù, fa muro. E neanche il Pdl segue l’esponente finiano. Un po’ meglio nel centrosinistra, con Bersani e Di Pietro disponibili, ma la Bonino contraria. Il viceministro però rilancia. «Non è meglio governare il processo anziché subirlo domani?», chiede Urso. «Il problema non è combattere l’islam- dice - ma il fondamentalismo prima che esso abbia la meglio sulla nostra società». La sua non è una provocazione, assicura, dato che a suo dire la possibilità sarebbe «esplicitamente prevista dalla legge di attuazione del Concordato del 1929 e confermata dalla revisione del 1984. Ed è ciò che propose sua Santità già tre anni fa per le scuole cattoliche tedesche». Sull’argomento è intervenuto domenica, intervistato dal Corriere della Sera, anche il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco: «L’ora di religione cattolica, nelle scuole di Stato, si giustifica in base, all’articolo 9 del Concordato, in quanto parte integrante della nostra storia e della nostra cultura. Pertanto - spiega il presidente dei vescovi italiani-la conoscenza del fatto religioso cattolico è condizione indispensabile per la comprensione della nostra cultura e per una convivenza più consapevole e responsabile. Non si configura, quindi, come una catechesi confessionale, ma come una disciplina culturale nel quadro delle finalità della scuola. Non mi pare che l’ora di religione ipotizzata corrisponda a questa ragionevole e riconosciuta motivazione». La maggioranza è compatta nel no. «La Lega è nettamente contraria», chiarisce una volta per tutte il ministro dell’Interno Roberto Maroni. «Mentre l’ora di religione cattolica rappresenta un’entità, la chiesa, che ha una gerarchia, valori precisi da trasmettere, l’imam interpreta il Corano liberamente, non ci sono dogmi e messaggi chiari da trasmettere. Se servisse a migliorare l’integrazione saremmo d’accordo ma questo è il modo più sbagliato». Roberto Calderoli rilancia: «Fosse per me, renderei obbligatoria per tutti l’ora di religione cattolica». Carlo Giovanardi dice no non una, ma quattro volte. «I figli dei musulmani - dice il sottosegretario non devono essere separati dai nostri ragazzi» se no li si ghettizza, «devono conoscere la nostra cultura che affonda le sue radici nella cristianità». E poi, quale islam, «sunnita, sciita o halawita?». Infine «Perché i musulmani e non i buddisti?». Insomma, «una scelta controproducente per l’integrazione». «Siamo rispettosi delle altre religioni - commenta il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi - e per l’integrazione, ma l’ora di religione è giusto che rimanga cattolica». No anche dal portavoce del Pdl Daniele Capezzone: «Con tutto il rispetto per ogni appartenenza religiosa - dice - non mi sembra che l’ora di islam sia una priorità. Prima via burqa e veli , via gli imani fomentatori di odio, nelle moschee si parli italiano e non arabo. Poi si potrà pensare ad altro». Dubbi anche nell’opposizione. Per il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini «ciascuno deve poter professare la propria fede, ma le istituzioni pubbliche devono soprattutto valorizzare l’identità cristiana del Paese». Più possibilista il presidente Rocco Buttiglione: «L’educazione religiosa dei figli è un diritto di tutte delle famiglie. Giusto che si cominci a parlare dell’ipotesi di corsi di religione islamica. Ma teniamola fuori dalle solite contrapposizioni faziose e strumentali». E concorda sul problema della «oggettiva difficoltà» legata all’assenza di «una rappresentanza unitaria» delle comunità islamiche. «Idea peregrina», taglia corto dal Pd la radicale Emma Bonino. «E poi l’islam non ha un centro decisionale». Disponibile il candidato alla segreteria del Pd Pier Luigi Bersani: «L un passo in avanti per la nostra società, poi c’è da riflettere se si possano trovare soluzioni per non dividere per classi la nuova gente che arriva». Per il leader dell’Idv Antonio Di Pietro «l’unico modo per assicurare il diritto» a professare ogni fede «è avere uno Stato laico», quindi «ben venga che si insegnino differenti religioni».
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