Iran, guerra alle pistole ad acqua

Dalla Rassegna stampa

«Haram», proibito dall'Islam. Dopo il codino «all'occidentale» per gli uomini, i solarium «immorali» per le donne, il passeggio dei cani perché «immondi», la nuova crociata della polizia morale iraniana punta a debellare le battaglie con pistole ad acqua. E pazienza se il termometro non scende da giorni sotto i 40 gradi: questi raduni acquatici generano comportamenti «corrotti» e una disinvolta promiscuità che va contro le norme degli ayatollah. Così capita che per il lancio di un innocente gavettone si finisca persino in carcere, com'è successo a 17 ragazzi che, dopo essersi ritrovati assieme a decine di altri in un parco di Bandar Abbas, nel Sud, avevano trasformato il loro primo venerdì di Ramadan in una sorta di gioioso carnevale estivo.

Accusati di «un'azione haram» e di «insulti a pubblico ufficiale», i "pistoleri" (cinque rimessi subito in libertà, gli altri 12 liberati dietro cauzione) sono in realtà emuli di quelli di Teheran: circa 500 giovani che il 29 luglio hanno partecipato a una gigante battaglia ad acqua nel parco di Ab-o- atash (in persiano, ironicamente, "acqua e fuoco"). Rispondendo a un appello su Facebook, si presentano armati di mitragliatrici sgargianti e bottiglie di plastica. Dopo una pioggia di gavettoni di ore ci sono ragazze con i veli scomposti, capelli fradici in mostra, camicie inzuppate che lasciano trasparire ogni forma. Insomma, immagini oltre il limite della decenza per un regime che vieta a uomini e donne senza legami di sangue o non sposati di stare insieme in pubblico, e vigila con millimetrica attenzione sull'abbigliamento. E, anche non c'erano slogan politici, magari la paranoia del regime vede in quelle pistole di plastica la metafora del dissenso latente. Ecco quindi che scattano gli arresti (10 in tutto, rilasciati su cauzione stando al quotidiano Shargh); e si mobilita la propaganda. Arrivano le condanne del clero, dei parlamentari, dei media conservatori: «vergognosi», «corrotti». E sulla tv di Stato va in onda la messa in scena del mea culpa degli arrestati, costretti a dire che era un evento «troppo intimo». Ma le foto allegre della giornata sono già su Facebook. E sulla pagina «Teheran Water Fight» vengono annunciati nuovi appuntamenti in altre città. Venerdì ci hanno provato i giovani di Bandar Abbas, a lavarsi di dosso per un pomeriggio il grigiore imposto dagli ayatollah. Chi saranno i prossimi?

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