"Io, vittima di un prete a 12 anni ora il Papa esca dall'ambiguità"

«Avevo 12 anni, quando padre Peter Kramer mi fece tirar giù i pantaloni. Dalla Chiesa, dal Papa soprattutto, aspetto solo parole chiare, non ambiguità e silenzi». Benedikt T. oggi ha 23 anni. A Monaco, la capitale bavarese che è epicentro della crisi scatenata nella Chiesa cattolica tedesca dagli scandali degli abusi su minorenni nelle istituzioni cattoliche, ascoltiamo il suo racconto. Mentre l'autodifesa della Santa Sede con le dichiarazioni di Padre Lombardi non sono servite ad attenuare il trauma della società tedesca per le rivelazioni sempre più numerose, né a restituire credibilità al cattolicesimo.
Signor Benedikt, cosa le accadde?
«La mia famiglia era molto credente, io ero chierichetto, per me la Chiesa era fiducia e calore umano. Accadde in una festa di Pasqua in parrocchia a Viechtach, vicino Ratisbona, inBaviera, dove vivevamo. Festa gioiosa, noi bambini andammo poi a giocare al piano di sopra. Poi restammo io, mio fratello, mia sorella, i miei genitori. Chiedemmo che un adulto giocasse con noi. Venne padre Peter Kramer. Ci disse "giochiamo ad acchiapparella". Aggiunse: "Chi acchiappo sarà mio". Lui acchiappò mia sorella ma si vedeva che le bambine non lo attiravano. Poi prese mio fratello. Lo strinse a sé, lo toccò. Ci inquietammo, ma mio fratello aveva solo 9 anni, non lo eccitava tanto. Poi Padre Kramer disse "giochiamo a nascondino". Chiese ai miei fratelli di nascondersi, mi disse "noi dovremo trovarli, ora vieni con me nella stanza accanto". Andai, fidandomi».
Cosa successe nell'altra stanza?
«Il prete - lo ricordo ancora, 39 anni che sembravano di più, massiccio, uno strano odore addosso - mi disse: "Sei nella pubertà, devi imparare. Non dire mai nulla a papà e mamma". Ero sotto shock, incapace di difendermi. Feci tutto quello che diceva. Mi disse di togliermi i pantaloni, mi toccò nelle parti intime. Mi chiese se avevo già avuto eiaculazioni. "Voglio solo educarti", insisteva. Mi strinse da dietro. Non mi violentò, ma fu una sensazione tremenda. E dall'altra stanza mia sorella e mio fratello gridavano».
E poi?
«Uscimmo dalla stanza, i miei fratelli e io quasi singhiozzando corremmo giù da mamma e papà. "Andiamo subito a casa", dicemmo loro. Mamma e papà erano preoccupati. Io volevo tacere, mi vergognavo. Volevo fare una doccia, sentivo ancora sul mio corpo l'abbraccio e l'odore del prete. Esplosi in una crisi nervosa e di pianto, narrai tutto. I miei genitori chiesero un incontro col padre superiore. Fu loro proposto, e loro accettarono, di firmare un'intesa confidenziale. In cambio del silenzio avrebbero avuto assistenza psicologica per me e per tutti, un risarcimento di 5000 marchi, e l`impegno a trasferire padre Kramer. L'incubo non mi lasciò mai. Mio padre finì in terapia, i miei divorziarono. Io poi cominciai a fumare marijuana tentando di dimenticare. Quel prete fu trasferito a Riekhofen con l'accordo del vescovo di Ratisbona, Mueller. I dossier sul mio caso all'episcopato sparirono, i fedeli di Riekhofen non furono informati. Là egli fu recidivo, e la giustizia lo condannò a tre anni con la condizionale per abusi gravi in 22 casi, in almeno un caso con stupro pedofilo. Ma la chiesa non lo espulse».
Cioè?
«A Riekhofen lo avevano accolto con entusiasmo, "è così gentile", dicevano. Formò gruppi con giovani, organizzò un viaggio a Roma. Sempre solo con ragazzi, mai ragazze nel gruppo. Da noi si fece vivo intanto il vicario generale Gegenfurtner, ci assicurò che Kramer non avrebbe avuto più contatti con bambini. Poi circolarono voci anche sul vicario. Intanto la storia era divenuta pubblica. Per me fu come rivivere l'abuso. Ci fecero capire che preferivano che non parlassimo in pubblico».
Come reagiste?
«Io dal 2007 cominciai a raccontare la mia storia. Fu una liberazione, mi affrancai dai sensi di
colpa. Oggi sono ancora in terapia. Studio, ho una fidanzata, con lei va tutto bene. Ma quando vado a una toilette pubblica non ce la faccio mai ad andare agli orinatoi dove sono altri uomini accanto a me. E vorrei sentire dal Papa in persona parole chiare, per noi vittime. Altrimenti dove finiscono i valori della Chiesa in cui credevo, prima che quel sacerdote distruggesse la mia infanzia e la mia gioventù?»
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