E io non voto, nemmeno per Penati

In politica oggi prevale un malinteso senso dell'astuzia, miope e mediocre. Formigoni non è eleggibile per la terza volta (che poi sarebbe la quarta) alla presidenza della Lombardia. La legge parla chiaro, ma l'Italia non è uno Stato di diritto, perciò egli punta a mettere giudici e cittadini davanti al fatto compiuto.
Su questo l'opposizione si fa sentire poco, perché nella stessa posizione si trova Vasco Errani, del Pd, presidente dell'Emilia-Romagna. Tutto ciò è stomachevole e concorre a diffondere la più profonda sfiducia nella legittimità delle istituzioni.
Fra i candidati del Popolo della libertà, mancano Prosperini, Pennisi e la moglie dell'onorevole Abelli, persone che hanno patteggiato dure condanne per gravi reati. Come è possibile che quasi non se discuta? I "populisti della libertà" rispondono con fastidio e sorrisini ironici, mentre i loro sodali sprofondano nella vergogna e nel fango.
La lista Bonino-Pannella è assente perché noi abbiamo rispettato la legge, raccogliendo le firme sotto le liste complete e alla presenza di un autenticatore. Le firme per Formigoni invece sono state in gran parte raccolte in bianco, come abbiamo documentato.
Al freddo, sotto pioggia e neve, i passanti ci chiedevano: «Ma cosa bisogna firmare? E perché?». Non abbiamo incontrato ostilità e indifferenza, ma solo disinformazione. Anche gli uffici comunali non hanno fatto il loro dovere, né noi disponiamo del denaro necessario a pagare notai e cancellieri.
L'irragionevolezza delle norme, che però abbiamo rispettato, ci ha impedito di partecipare alle elezioni. Dopo le irregolarità emerse un po' ovunque, la legge sarà cambiata, nel senso più comodo ai partiti. Intanto però il danno nei nostri confronti è irreparabile.
Perché mai dunque dovremmo partecipare al voto in Lombardia? Invito Filippo Penati, per il quale ho votato l'anno scorso, a rispondere. A Formigoni invece non abbiamo nulla da chiedere. Quello che avrà da dire, lo racconterà ai magistrati, se mai faranno il loro dovere. Ci sarà ancora un giudice, a Milano.
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