Io non mi fido

Se non ora, quando? Questo lo slogan delle manifestazioni di domenica. Ci siamo chiesti anche noi. L’impellenza di protestare ancora una volta nel nome della libertà e della dignità di uomini e donne tutti è talmente stringente da non ammettere defezioni o distrazioni. E allora eccoci qui a cercare, scandagliare tempi e modi. Ideologie e istituzioni che nei secoli si sono accaniti in particolar modo sulle donne, nel tentativo estremo di capire come si sia arrivati a tanto. A giovani donne perse in labirinti fatti di prostituzione, droga, falsa notorietà, particine in tv... e a un piccolo gruppo di signori che si è inventato un sistema di potere gigantesco, accecante, gravemente colluso con il malaffare di ogni genere. Un sistema fasullo e distruttivo. Distruttivo di tutto, non solo di giovani donne ma di un intero Paese che non capisce e non reagisce. Abbiamo chiesto alla storica Gabriella Zarri di raccontarci quanto la religione cristiana, e ancor prima certa filosofia greca, avesse già condannato la donna a essere chiusa in "recinti" ben precisi. Ci siamo rivolti alla politica Luciana Castellina per capire dove si sia inceppata quella liberazione delle donne che in Italia ha conosciuto momenti straordinari, dalla Resistenza alle conquiste civili degli anni Settanta. Abbiamo ascoltato la giovane attrice emergente Raffaella Rea spiegarci che «non rispettare la femminilità significa non rispettare la diversità». E gli studenti di oggi, maschi e femmine, raccontarci della loro delusione nei confronti di politica e politici e dello strapotere che il denaro, tra i loro coetanei, ha nella costruzione di nuovi valori. Domenica noi saremo a piazza del Popolo. Saremo lì ancora una volta con il nostro giornale perché "rifiutare", rifiutarsi, è importante. Ogni volta. E urleremo "io non mi fido" come ha dichiarato Emma la "ribelle" in questi giorni. «No, non mi fido. Io di Berlusconi non mi fido», ha risposto a Marco Pannella. E lo urleremo perché in quel "io non mi fido" ci sono i rifiuti di tutta una vita, di tutti i nostri giorni e di tutte le nostre battaglie più importanti. Noi ci rifiutiamo di "fare affidamento" su questo governo e di avere "attese ottimistiche", questo il significato di fidarsi, nei confronti della politica e della cultura che Berlusconi ha prodotto e produce. Proprio no.
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