«Io che faccio i dossier? Non esiste, sono sempre stato un garantista»

«Sono sconcertato, io che faccio dossier? Ma io sono e resto un garantista». Un Silvio Berlusconi in versione sdegnata, si appalesa solo a tarda sera e dopo aver incontrato Laboccetta, un gruppo di parlamentari toscani e Angelucci, editore di "Libero", uno dei giornali più schierati con il Pdl e contro Fini. Negli alti e bassi della strategia berlusconiana, ieri sera c'era anche posto per un ramoscello d'ulivo teso alla controparte finiana tornata sulle barricate. Una mano tesa che contribuirà a disorientare ancor di più ministri e parlamentari del Pdl ormai sull'orlo di una crisi di nervi per i continui stop and go del Cavaliere. «Ho mandato un'email al presidente della Repubblica di Santa Lucia per sapere se quel documento è vero».
Lo sconcerto ha colpito persino l'onorevole Renato Farina, che di servizi segreti dovrebbe intendersi, il quale ieri si è preoccupato di raccogliere personalmente informazioni sull'attendibilità di quel foglio che attesterebbe la vera proprietà dell'appartamento di Montecarlo. Oramai anche i più stretti collaboratori del Cavaliere faticano ad intravvedere una strategia precisa. Specie dopo i weekend trascorsi dal premier ad Arcore tra centinaia di telefonate, dolci, karaoke e pranzi con direttori e giornalisti.
L'unico punto fermo è la voglia di annientare Gianfranco Fini e dimostrare che nella Camere e nel Paese i numeri sono dalla parte di Silvio Berlusconi. Eppure, per ora, tutti e due gli obiettivi latitano visto che ieri la maggioranza ha fatto 308 grazie a vari innesti (anche se al Cavaliere hanno fatto conti diversi infilando anche i Radicali nella conta) e che i sondaggi portati a Roma dallo stesso Berlusconi danno un Pdl sotto di 9-10 punti. Un tracollo che ha costretto Berlusconi, appena arrivato a Roma, a chiamare a raccolta i suoi tre coordinatori e spinto ieri Ignazio La Russa a far pace persino con Gianfranco Miccichè, portato in una delle stanze del governo a Montecitorio «dove ci possiamo abbracciare, tanto qui non ci vede nessuno».
Il disorientamento diffuso tra i parlamentari eletti nel Pdl comprende anche coloro che il premier aveva incaricato solo qualche giorno fa di trattare con Fini e i suoi uomini. E se Ghedini aveva appreso ad Arcore delle novità su Montecarlo, il sottosegretario Letta ha ormai gettato la spugna e sempre più esplicitamente afferma che «a dicembre salta tutto». Ciononostante Berlusconi conta di avere in aula i 316 senza i finiani e senza la pattuglia di Lombardo, anche perché Denis Verdini continua a rassicurarlo sui numeri. Comunque sia, lo "stop and go" del premier su Fini disorienta anche il Carroccio sorpreso dalla decisione del premier di non porre il voto di fiducia al termine del voto per non dare ufficialità alla "terza gamba" che sostiene ormai la maggioranza. Ieri il ministro Maroni è stato comunque chiaro: «Non possiamo continuare con una maggioranza raccogliticcia o contare sui franchi tiratori». Il rischio di scaricare i "finiani", per poi caricarsi di una ventina di costosissimi e probabilmente sempre più esigenti deputati «raccolti con il rastrello nel gruppo misto», atterrisce infatti ora anche un neo-berlusconiano doc come Laboccetta.
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