Intervista a Valerio Spigarelli: "L’iperproibizionismo ha fatto solo danni Ora torni il buon senso"

Avvocato Valerio Spigarelli, perché i penalisti italiani avversavano la Fini-Giovanardi?
«Perché ritenevamo irragionevole l’equiparazione tra droghe pesanti e leggere. Se il bene tutelato è la salute pubblica, quella equiparazione, sotto il profilo degli effetti psicotropi, non stava in piedi ed era di sospetta costituzionalità. La Consulta non si è espressa, ma esclusivamente perché ha cassato la legge un attimo prima in quanto era incostituzionale già il metodo di inserire norme eterogenee in un decreto che nasceva per le Olimpiadi di Torino».
Quali erano gli effetti della Fini-Giovanardi e come funzioneranno le nuove norme?
«Noi penalisti abbiamo sempre criticato la scelta iperproibizionista. Oltretutto aveva ricadute parossistiche».
Quali, scusi?
«Chi viene pizzicato con uno spinello in tasca, è segnalato alle prefetture. Accadeva anche prima della Fini-Giovanardi, ma il soggetto, mettiamo uno stimato professionista, si beccava una ramanzina e finiva lì; e se lo pizzicavano dieci anni dopo, se la cavava con una seconda rampogna. Con la Fini-Giovanardi, alla seconda segnalazione scattavano automaticamente pesanti sanzioni, dalla sospensione della patente a quella del passaporto o del porto d’armi. Le sospensioni potevano essere pure sommate tra loro, con effetti pesantissimi. E senza nessuna possibilità di discrezione. Ci risultano centinaia di migliaia di segnalazioni all’anno. Contiamo su un ritorno di buon senso».
Quanto ai piccoli spacciatori?
«Era assolutamente irragionevole l’equiparazione tra chi spacciava hashish e chi l’eroina, tra chi maneggiava pochi spinelli e chi chili di cocaina. Già il ministro Cancellieri aveva riproposto un reato autonomo di piccolo spaccio. La scelta è confermata e ci vede d’accordo».
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