Intervista a Mario Staderini: "Noi, mai con la destra. Ma che fatica con questa opposizione"

Dalla Rassegna stampa

 

Mario Staderini, 36 anni, è iscritto ai Radicali dal 1992 e da qualche giorno ne è il segretario: "Il primo obiettivo per le regionali è presentare ovunque le liste Bonino-Pannella. Allo stesso tempo facciamo appello a Verdi e socialisti per coalizioni anche autonome, se ci stanno noi ci siamo. Il rapporto con il Pd è obbligato: l’ostacolo, però, è rappresentato dall’asse Berlusconi-D’Alema".
Al congresso che l’ha eletta segretario ci sono state due parole d’ordine: rivolta e regime.
"E’ un problema che non riguarda solo l’Italia e ne parleremo al consiglio generale del Partito radicale transnazionale (a Roma dal 20 al 22 novembre, ndr). Perseguiamo una rivolta non violenta, gandhiana: sui grandi temi, come l’eutanasia o l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, gli italiani sono con noi. Un atto di rivolta è quello della famiglia di Stefano Cucchi che mostra le foto del figlio. O Maria Coscioni in queste ore in sciopero della fame, insieme ad altre quattrocento persone, per denunciare lo Stato che abbandona a loro stessi i malati di sla. Vogliamo moltiplicare le fonti di rivolta".
Parteciperete al No-B. Day?
"Capisco le buone intenzioni dei promotori, ma eviterei di ridurre la piazza a piazzate. Come mai neppure Tonino Di Pietro si oppone alla candidatura di D’Alema, avanzata da Berlusconi, al ministero degli esteri europeo? Ecco, se fosse un No B. e D’Alema Day scenderemmo in piazza anche noi".
Tendete la mano a Bersani, ma non a D’Alema quindi?
"D’Alema in quel ruolo sarebbe un problema. Con Berlusconi è in completa sintonia in politica estera: i loro punti di riferimento sono Putin e Gheddafi, i nostri no. In più Berlusconi-D’Alema è l’asse antiradicale dalla mancata riconferma di Emma Bonino a commissario europeo nel 2005 alla mozione Pd-Pdl che chiede all’Europa la libertà di esposizione di simboli religiosi in tutti i luoghi pubblici, non solo nelle scuole. Passando per i nostri otto senatori eletti ed esclusi dal Parlamento nel 2006, con i quali oggi avremmo ancora il governo Prodi. Detto questo il Pd è un interlocutore obbligato, perché non siamo mai stati identitari o autoescludenti".
Vi rivolgete anche a Verdi e Psi, non a Sinistra e Libertà.
"Se il futuro del socialismo è rappresentato da Sinistra e Libertà abbiamo grossi dubbi sul socialismo".
A destra mai?
"Con questa destra "Dio, patria, famiglia" mai. Apprezziamo il percorso di evoluzione di Gianfranco Fini, ma il presidente della Camera non è questa destra".
Non è che fra qualche tempo ritroviamo anche lei nel Pdl, come Daniele Capezzone?
"Il nostro è un partito libertario. Certo, ha avuto un’evoluzione anomala. Quanto a me lo escludo, in assoluto".

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