Intervista a Ignazio La Russa "Bonino mi attacca ma ero l’unico contro i militari su navi civili"

Onorevole Ignazio La Russa, per il ministro Bonino è stato lei a ficcare l’Italia nell’affaire-marò. Cosa replica?
«È gravissimo che la titolare della Farnesina ignori l’iter della legge anti pirateria che, sulla scorta di un disegno di legge bipartisan, fu presentato dal governo e convertito in legge dal Parlamento con l’adesione di tutta l’opposizione tranne 22 voti contrari dell’ultrasinistra. Come ministro della Difesa fui quasi l’unico ad esprimere pubblica contrarietà ritenendo che fosse più opportuno il ricorso ai "contractors" per la difesa delle navi».
Cosa bisogna fare adesso?
«Devono tornare in Italia, altrimenti via dalle missioni internazionali, interruzione dei rapporti diplomatici e commerciali con l’India, rappresaglie diplomatiche a tutti i livelli. Il governo invece di battere i pugni è immobile e fa sistematico ricorso alla tecnica degli annunci falsamente rassicuranti per cloroformizzare l’opinione pubblica invece di mobilitare il sistema Italia. Abbiamo a che fare con un gigante economico, ma la bilancia commerciale con l’Italia è a favore dell’India. Giustamente non mandiamo nei paesi che prevedono la pena di morte gli stranieri, anche se accusati di reati gravissimi. Invece abbiamo rimandato due servitori dello Stato nelle fauci del sistema indiano che prevede la pena di morte. Ci sono dietro ragioni inconfessabili, tutt’altro che nobili? Ora dobbiamo internazionalizzare la crisi con l’India. Gli americani tengono molto alla nostra presenza militare».
I passi più urgenti?
«Richiamare subito l’ambasciatore Mancini che ha appena incontrato il capo del partito indiano più oltranzista e si è dimostrato inadeguato. Poi notificare all’Onu e alla Nato la nostra intenzione di uscire intanto dalla missione anti-pirateria nell’Oceano Indiano e poi progressivamente anche dalle altre. Bloccare le trattative per l’accordo commerciale tra Ue e India. La strada burocratica-giudiziaria è stata un fallimento: siamo l’unico Stato che ha fatto ricorso alla Corte suprema di un altra nazione e ne è uscito sconfitto».
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