Intervista a Emma Bonino: Quote familiari? No grazie

Dalla Rassegna stampa

«Le primarie? lo non c`entro. Non si rendono conto che, dopo il caso Marrazzo, nel Lazio ricominciamo da zero. Si aspettano che io stia venti giorni a litigare con Nicolini mentre la Polverini ha già tappezzato Roma coi suoi manifesti?». Emma Bonino è in treno per Firenze, sull`impasse della sua candidatura l`umore è decisamente nero. Bersani da due giorni la chiama una "fuoriclasse" per chiudere la partita nel Lazio, ma le agenzie continuano a battere dichiarazioni di esponenti Pd che chiedono le primarie. «Se le fanno da soli - sbuffa - Noi confermiamo la presenza delle liste Bonino-Panella in tutta Italia». Insomma, le uniche primarie sulle quali la vicepresidente del Senato è disposta a mettersi in gioco, taglia corto, «sono quelle del 2013». Poi entra nel vivo delle proposte e parla dell`iniziativa che ha presentato ieri mattina a Roma, "Pari o Dispare". E, in vista dell`appuntamento più ravvicinato con le regionali di marzo, preferisce prendere di petto un tema che si è già imposto con forza in campagna elettorale: il fisco. Bonino è «contraria» al vecchio cavallo di battaglia della Polverini, il quoziente familiare. Calcolare l`imponibile dividendo il reddito complessivo di una famiglia in base al numero dei componenti «rischia di aggravare ulteriormente la sindrome tipicamente italiana della donna segregata in casa». Il quoziente familiare non spinge le donne a cercarsi un lavoro e favorisce le famiglie monoreddito, «quelle dove chi lavora è tipicamente l`uomo», sottolinea l`esponente radicale. «Io penso - conclude - che sia più importante incentivare gli asili nido e stanziare fondi per favorire le politiche di conciliazione. Il quoziente familiare è un ostacolo e non un beneficio, per le donne». Un`altra novità che le piacerebbe introdurre alla Regione, se dovesse vincere la sfida con la Polverini è il bilancio di genere. «Significherebbe valutare le voci di bilancio dal punto di vista delle pari opportunità, analizzare quanto viene speso sulla base di un principio di qualità, di beneficio perle donne». Un principio che, applicato in maniera rigorosa «può determinare anche la bocciatura del budget, come avviene su altri principi come la mancanza di copertura o altro». Proprio un esempio eccellente di bilancio di genere è stato premiato ieri mattina da un`associazione promossa, tra gli altri, dalla Bonino, "Pari e dispare". L`ex assessore alle Pari Opportunità della Regione Toscana, Susanna Cenni, ha ricevuto dal neonato comitato, presieduto dall`esponente radicale e dall`economista Fiorella Kostoris, un riconoscimento per la legge sulla cittadinanza di genere come «esempio di buona pratica da replicare a livello nazionale». Cenni, che ha preso in consegna il premio simbolico di un euro di cioccolata, ha sottolineato che si tratta di una legge «non per le donne ma per la Regione Toscana». Su questo punto, sui benefici economici del coinvolgimento delle donne nel lavoro sono stati scritte ormai biblioteche intere - è sufficiente ricordare un numero dell`Economist di qualche anno fa che calcolò che la maggiore partecipazione delle donne nel lavoro ha avuto un effetto più benefico del boom della Cina sulle economie dei paesi occidentali. In Italia lavora ancora meno della metà delle donne contro la medie europea di sei su dieci. «Oltretutto - osserva Bonino - il dramma è che non è che restano a casa e fanno figli». Il tasso di natalità continua ad essere tra i più bassi d`Occidente, circa 1,3 figli per ogni donna - un dato migliorato negli ultimi anni solo dal contributo delle immigrate, che fanno più figli. E se la Polverini volesse aderire al comitato "Pari e dispare"? «Io non solo sarei favorevole: me lo auguro», scandisce Bonino, «del resto, anche se eravamo su posizioni opposte, la Polverini ha partecipato l`anno scorso alla mia iniziativa "Pensionata sarà lei". lo ero a favore dell`innalzamento dell`età pensionabile, lei contraria, ma se lei condividesse gli obiettivi del nostro comitato, io non avrei pregiudiziali di sorta». Entrando nel merito dell`associazione, Bonino spiega che «l`impulso è chiaro sin dal nome: la verità è che noi donne nasciamo pari e cresciamo dispari. Non possiamo continuare a sopportare questa sorta di maledizione geografica come fosse la nuvoletta di Fantozzi. Così come sono stati costruiti, gli ostacoli perle donne possono essere abbattuti». In conferenza stampa, Fiorella Kostoris ha spiegato in mattinata che l`idea di costituire il comitato «nasce dall`evidenza che in Italia permane una forte segregazione orizzontale e verticale: le donne riescono a trovare un impiego soprattutto in settori con minore status sociale e inferiori retribuzioni di quelli maschili e in ogni caso è difficile che raggiungano posizioni davvero apicali». "Pari e dispare" funzionerà come una sorta di authority che vigilerà sulla discriminazione delle donne nel mondo del lavoro e tenterà di mettere a fuoco e neutralizzare gli stereotipi femminili nei media. Nel caso di discriminazioni si attiverà con una sorta di moral suasion attraverso un metodo rodato soprattutto nei paesi anglosassoni: "comply or explain", rispetta le pari opportunità o giustificati. Precisa Kostoris: «Noi non vogliamo vincere, vogliamo pareggiare». Un obiettivo ambizioso.

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