Intervista a Emma Bonino: E la Bonino lancia la sua sfida "è un'opportunità anche per il Pd"

Dalla Rassegna stampa

«Per il tango bisogna essere in due, altrimenti se il compagno non c´è finisce che una balla da sola». Ricorre a una battuta, Emma Bonino, per spiegare la decisione, «presa all´improvviso ieri sera», di non aspettare più «un invito da parte del Pd che non arrivava mai» e di metterci la faccia, la sua, nella sfida per la conquista del Lazio. Spinta dall´urgenza del calendario, «si vota fra due mesi, non l´anno prossimo», ma soprattutto dalle difficoltà di un centrosinistra «impegnato in un dibattito francamente patetico sulle alleanze e le candidature».


La Bonino spiazza tutti e corre da sola. Come mai?

«Abbiamo sempre detto che alle regionali avremmo presentato liste Bonino-Pannella in tutta Italia, da soli o in coalizione. Al principio abbiamo tentato di dar vita a un raggruppamento autonomo, raccogliendo l´anima verde, liberale e socialista, ma questa proposta non mi pare abbia riscosso grande entusiasmo».


Scusi, ma non era più logico cercare un accordo con il Pd? Oltre a essere il principale partito di centrosinistra, è quello in cui lei è stata eletta al Senato.

«E certo che sarebbe stato logico, peccato che del Pd si siano perse le tracce. Bersani l´abbiamo visto l´ultima volta al congresso radicale del 19 novembre, poi più nulla. Per settimane siamo rimasti senza interlocutori, come fossimo appestati, come se portare avanti le nostre idee per la legalità e lo Stato di diritto, che in questo Paese sono scomparsi, fosse una bestemmia».


Quindi il suo è stato un dispetto: non l´hanno cercata e perciò si è messa in proprio. Ma così non rischia di spaccare il centrosinistra e fare un favore al centrodestra?

«La mia pratica trentennale dimostra che io non funziono per dispetti ma per convinzioni. Piuttosto credo che per il Pd sostenere la mia candidatura sia una grande opportunità per uscire dal pantano: una proposta in grado di offrire un´alternativa liberale credibile a tutti quegli elettori, di destra e di sinistra, stufi della mancanza di democrazia in un Paese dove le leggi e le regole si cambiano in corso d´opera. Ma questo, ora, è un problema loro, non nostro».


Tuttavia se il Pd dovesse decidere di cogliere questa "opportunità", andrebbe a monte il tentativo di costruire una coalizione larga. I cattolici faticherebbero a votarla e difficilmente Casini convergerà su di lei.

«Guardi, io non ho mai posto veti, ma come ho detto più volte anche a Bersani gradirei non essere vetata. L´importante è fare alleanze limpide e trasparenti. Quanto ai cattolici, forse non mi voteranno i clericali. Chi ha una religiosità profonda si è sempre ritrovato nelle battaglie di laicità radicali: dal divorzio alla legge 40».


Si dice che la Polverini sia imbattibile, lo pensa anche lei?

«Conosco Renata e la stimo: abbiamo uno stile simile di far politica, non insultante, ma da qui a dire che è imbattibile ce ne corre».


Si dice che sia forte perché riesce a intercettare consensi anche a sinistra.

«Probabilmente come io li raccolgo a destra».


Se Zingaretti, incaricato da Bersani, dovesse mandarle un segnale, chiederle di correre per l´intera coalizione, cosa risponderebbe?

«Aspetto di vedere il segnale. Io parlo con molta disponibilità con tutti, non sempre avviene l´opposto».


Programma e squadra di governo, come saranno?

«Ne cominceremo a parlare da lunedì, partendo dalle nostre idee di sempre».


Ma almeno alle liste ci avrà pensato...

«Ci vorrei dentro Mina Welby, che è la bandiera del testamento biologico portata avanti da una donna profondamente cattolica, e Ilaria Cucchi: ha una forza e una compostezza che sono asset straordinari».


Claudio Velardi, l´ex dalemiano che cura la campagna della Polverini, dice che le è come la sora Camilla...

«È esattamente così. La Bonino è molto amata e molto stimata a patto che stia nel suo angolo. Ma io sono abituata a mettere la faccia su tutte le battaglie in cui credo, che si vincano o si perdano. Mia madre diceva: "Uno fa quel che deve, succeda quel che può". Quindi faccio un appello agli elettori: amatemi meno e votatemi di più, può darsi che convenga pure a voi».

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