Intervista a Emanuela Baio: "Bonino candidata nel Lazio? Una provocazione che divide"

Dalla Rassegna stampa

Emma Bonino candidata del Pd alla presidenza del Lazio? Proprio a Roma? «Una provocazione» è il commento secco di Emanuela Baio, senatrice democratica.
 
Cosa non va con la Bonino?
 
Non sono in discussione le sue capacità. Il fatto è che Emma è un immagine di tutte le battaglie radicali: divorzio, aborto, Ru486...I leader storici di quel partito infatti sono Marco Pannella e lei. Ma direi che adesso nei Palazzi della politica leader è rimasta solo lei.
 
E allora?
 
Allora mi chiedo come si possano riconoscere nella sua immagine prima di tutto i cattolici, ma anche i moderati, e in genere tutte le persone di buon senso. Nella scelta di un nome per il Lazio si doveva valutare la sua capacità di coagulare un elettorato molto ampio: di centrosinistra e non solamente di sinistra o di sinistra radicale.
 
Si dice che dovrebbe contare solo la capacità di amministrare...
 
Non è così. Prendiamo un problema cruciale: nel contrasto alle droghe, nell`aiuto ai tossicodipendenti e alle comunità di recupero gli interventi regionali sono decisivi. Cosa farà la Bonino che si è sempre presentata come campione dell`antiproibizionismo?
 
Un problema serio...
 
E non è il solo. Il discorso vale anche a riguardo delle politiche in favore della famiglia, della vita, dell`accoglienza degli immigrati, della gestione di un settore come quello sanitario, nel quale la valorizzazione del non profit permette di coniugare qualità con grande attenzione alla dimensione umana dell`intervento.
 
Perché dovrebbero esserci difficoltà anche in questo campo?
Non vorrei che ci trovassimo davanti a scelte non meno liberiste di quelle caldeggiate nel centrodestra. Che ne sarà di una idea alta della sanità pubblica, non profit compreso, che da sempre è il punto di riferimento fondamentale anche del centrosinistra? Il vero rischio della politica dei radicali è la promozione di un individualismo che non favorisce la coesione sociale, che significa anche apertura all`accoglienza regolata degli immigrati.
 
Al centro delle polemiche è anche il quoziente familiare...
 
Non condivido affatto la tesi che quel sistema scoraggerebbe la presenza delle donne nel mondo del lavoro. Lo dimostra la Francia, dove il quoziente si concilia perfettamente con una rilevante occupazione femminile.
 
Ma si può attuare un sistema del genere in scala regionale?
 
Si può adottare un modello simile per le tariffe dei trasporti, delle mense scolastiche, della raccolta dei rifiuti... Tariffe che tengano conto della composizione familiare, a partire dal numero dei figli. Favorendo la famiglia infatti si promuove la coesione sociale a tutti i livelli.

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