Intervista a Claudio Velardi: "I salti mortali? Sono trasversale dalla nascita"

Questi salti mortali li faccio da anni, non è una novità e poi me lo faccia dire con una battuta, io sono trasversale da quando sono nato». Claudio Velardi, già spin doctor di D’Alema a Palazzo Chigi, fino a giugno assessore al Turismo della giunta Bassolino in Campania, «come tecnico esterno, per carità», non vede dove sia lo scandalo che uno come lui abbia deciso di curare la comunicazione di Renata Polverini, candidata della destra nel Lazio. Ma anche se è convinto che «Renata vincerà», Velardi è di cattivo umore. Non certo perché a insidiarla è spuntata la Bonino, ma perché le partite sono finite da cinque minuti e, a dispetto della sua origine partenopea, lui non tifa per il Napoli che ha vinto, ma per la Roma, proprio come D’Alema. «Vincevamo due a zero col Cagliari, poi il pareggio alla fine! Oggi sarà scontento pure lui, non mi faccia dire cose contro Massimo...».
Ma viste le ultime mosse del Pd, D’Alema non sembra più in forma come una volta, o no?
«In Puglia un risultato lo porta a casa, l’appoggio dell’Udc. Certo, quando tutta la politica si riduce a questi giochini tattici, uno è esposto a qualche brutta figura. Mi limito a dare un umile consiglio a Massimo: di stare buono e di sostenere Bersani nei tentativi disperati che sta facendo di rimettere insieme quella baracca. E’ Bersani il leader del Pd? Sia lui a condurre sempre le danze dentro quel partito».
Con la Polverini che si affida a un guru della comunicazione col suo pedigree, qualcuno a destra potrà sospettare che lei farà gli interessi del nemico...
«Questa cassiamola proprio come domanda, sono cose che si dicevano venti anni fa!».
Ma è un suo consiglio non aver messo il simbolo del Pdl nei manifesti che hanno invaso la capitale?
«Ora, all’inizio della campagna elettorale, è stato giusto non metterlo, perché la Polverini può raccogliere molti consensi al di là del suo schieramento. E lo si vede in questi giorni su Facebook dove c’è gente di sinistra che dice “io voto Polverini”».
E’ vero che questa estate lei è stato il primo a dirle, «Renata scendi in campo tu che puoi intercettare i voti dei delusi del Pd per il caso Marrazzo»?
«Verissimo, ho fatto tante fesserie nella mia vita e questa intuizione evidentemente era giusta. E aggiungo, se ci sarà un confronto Bonino-Polverini sarà una bella campagna, civile e concreta tra due donne, un bel segnale dopo il 2009, anno degli scandali, dei trans e dei gossip».
Provi a dire un punto vincente della Polverini e un punto forte della sua rivale.
«Un punto forte della Bonino è che lei è da anni una specie di “mantra” della politica, tutti dicono che è brava, ma bisogna vederla alla prova, non ha mai avuto responsabilità amministrative. E un punto vincente della Polverini è che mentre quella della Bonino è una candidatura elitaria, laicista e liberista, la Polverini invece è popolare, più moderata e meno estremista. Come si regolerà l’elettorato cattolico del Pd con la Bonino? Parliamoci chiaro: i vertici possono decidere di sostenerla solo perché non trovano nessuno disposto a candidarsi nel Lazio e quindi pensano che se si perde, perde la Bonino e non loro. Così dimostrano una clamorosa cecità e una totale inconsistenza politica e strategica».
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