Intercettazioni, il premier rilancia: «Ora metteremo fine agli abusi»

Dalla Rassegna stampa

Berlusconi garantendo di non aver «mai alimentato il conflitto tra le istituzioni» sembra rispondere, indirettamente, al monito del presidente Napolitano contro i toni da «guerriglia» ai quali è arrivata la politica. Ma non è una replica al capo dello Stato, perché l'audio-messaggio del premier, diretto ai «Promotori della libertà», risaliva a parecchie ore prima. Benché sappia quanto il Quirinale avverta con una certa preoccupazione le esternazioni sulla giustizia, Berlusconi continua a farle, varcando quella virtuale linea del Rubicone, con attacchi ai giudici i quali costituiscono «un contropotere» che «esonda dai principi della Costituzione.

Il filo di dialogo tra Quirinale e Palazzo Chigi non si è mai interrotto, al punto che questa mattina, Gianni Letta interverrà, a nome del governo, all'incontro sulla lingua italiana «come fattore portante dell'identità nazionale» (con varie personalità, come De Mauro e Sermonti). In realtà, non si tratta di un semplice colloquio, ma di una missione diplomatica, con la quale Letta (e quindi Berlusconi) intenderebbe annunciare la volontà di un mini-rimpasto nell'esecutivo (Galan al posto di Bondi, Romano a quello di Galan, e poi sottosegretari Rosso (exFli) e Musumeci (La Destra). Successivamente, stando a indiscrezioni, un'altra decina di nomi. Ed è probabile che quel passo volesse farlo il Cavaliere in prima persona, dal momento che, si apprende, abbia chiesto, nei giorni scorsi, un nuovo faccia a faccia con Napolitano, senza ottenere una risposta affermativa.

E l'affondo sui giudici prosegue: stanno prendendo iniziative «insensate e imperdonabili» ma non riescono a fermare l'attività di governo che non è «paralizzata», come sostengono le opposizioni. Per questo, la prima mossa sarà quella di dare avvio alla riforma della giustizia e alla legge sulle intercettazioni che deve disciplinare gli «abusi e le violazioni contro la nostra privacy». Vuole introdurre «una normativa» che ponga fine e scoraggi la «pratica di fornire ai giornali il risultato delle intercettazioni, così come avviene in tutti i Paesi civili, tra l'altro come avviene negli Stati Uniti, dove chi passa le intercettazioni alla stampa, va in galera e ci resta per molti anni».

A questo proposito, c'è una curiosa precisazione di Antonio Di Pietro, Idv, che consiglia al premier di chiedere se è d'accordo suo fratello Paolo, «giacché l'unico processo che si sta facendo, in questo momento, è quello che vede coinvolto Paolo Berlusconi» per aver «trafugato illecitamente un'intercettazione tra Fassino e Consorte, poi pubblicata dal Giornale del gruppo Berlusconi».

Ripete Berlusconi di avere il dovere di governare, essendo legittimato dalla vittoria nelle «tornate elettorali degli ultimi tre anni», «aldilà dei danni arrecati dalle ennesime, insensate e imperdonabili» inchieste dei pm di Milano. Presto si farà un Consiglio dei ministri, in seduta straordinaria, per il varo definitivo della riforma costituzionale della giustizia.

Le perplessità delle opposizioni aumentano (come quella di Roberto Rao, Udc: «Cerca lo scontro, non vuole riforme», mentre nella maggioranza c'è La Russa che chiede di tornare all'autorizzazione a procedere. Ma Berlusconi promette di far pagare ai giudici se sbagliano. Introdurrà «procedure più snelle» per «la responsabilità civile dei magistrati». E farà la separazione delle carriere e riformerà il Csm.

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