Intercettazioni, il Pdl perde fiducia

Ancora un giorno. È questo che Angelino Alfano ha chiesto a Berlusconi per poter recuperare quei voti (gli scajoliani, ma anche tra i Responsabili come Grassano e Sardelli tira brutta aria) e decidere se mettere la fiducia o meno sul ddl intercettazioni. Con una conseguenza politica di non poco conto in caso di decisione per il no; la raggiunta consapevolezza da parte dei Pdl di non avere più una maggioranza solida alla Camera. Quindi, se proprio ci sarà da buttare il cuore oltre l'ostacolo con un voto a rischio per il governo, ebbene sarà più probabile che il Cavaliere voglia correre questo rischio non sulle intercettazioni, ma sulla prescrizione breve, che gli serve per evitare anche la condanna di primo grado al processo Mills che potrebbe arrivare entro fine novembre. Dunque, tanto vale andare avanti con il ddl intercettazioni con l'iter normale, contando su dei tempi contingentati per il dibattito, anche se questo vorrà dire tenere impegnata l'aula per un'intera settimana.
Quello che, alla fine, potrà venire fuori non sarà comunque soddisfacente, quindi tanto vale non rischiare. Ma se Alfano riuscirà "a recuperare Scajola - ecco la voce di un uomo vicino al segretario - allora si potrà ripartire spediti; maxi emendamento che raccolga le modifiche indicate da Costa e da Paniz e fiducia entro venerdì".
Sulla prescrizione lo scoglio è il Terzo Polo. Oggi la Commissione Giustizia del Senato terminerà la discussione sui 150 emendamenti, quindi il testo sarà licenziato per l'aula. Domani mattina, la conferenza dei capigruppo potrebbe anche decidere di inserirlo nel calendario per la settimana successiva: "Non credo che il testo abbia bisogno della fiducia - spiegava ieri a Palazzo Madama Filippo Berselli, pidiellino presidente della commissione Giustizia - mentre credo che sarà necessario metterla alla Camera per evitare che torni nuovamente indietro... a quel punto ce la possono fare tranquillamente entro la metà di novembre". Esattamente quel che vuole il Cavaliere. Insomma, le intercettazioni alla Camera potrebbero vedere dei tempi più lunghi di approvazione e raggiungere il Senato dopo l'approvazione della prescrizione breve, ma per un singolare caso dei destino, entrambi gli articolati potrebbero atterrare sulla scrivania del Quirinale a poca distanza l'uno dall'altro. Salvo incidenti di percorso, ovviamente.
Per quanto riguarda le intercettazioni, molto dipenderà da cosa ci sarà scritto dentro, ma senza modifiche sostanziali al "lodo Costa" (che inasprisce le regole sulla pubblicabilità delle registrazioni) è molto improbabile che il Quirinale la firmi senza chiedere almeno un chiarimento al Parlamento per questioni legate alla costituzionalità del testo (ex Articolo 21). Diverso per la prescrizione breve, di fatto "un'amnistia mascherata" che, secondo buone fonti del Pdl, Napolitano potrebbe non vedere male per l'effetto che avrebbe sullo svuotamento delle carceri che i Radicali invocano da tempo, seppur attraverso lo strumento di una vera amnistia. Insomma, alla fine Napolitano la prescrizione potrebbe anche firmarla.
Ma per uno scopo "più alto".
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