Intercettazioni e crescita: che ci azzecca?

In tempi di nuovo millennio molto è stato pubblicato sul tema della crescita economica. Un paio di mensole di lunghezza superiore alla media si possono comodamente riempire con titoli seri, seriosi di sicuro però non ci troverete qualcosa dal titolo "Il rapporto fra la crescita economica e le intercettazioni telefoniche ".
A colmare la lacuna, almeno nell'enunciazione dell'inedito tema, ha pensato ieri il presidente del Consiglio. È l'ennesima conferma di quanto l'immaginazione satirica anche più spinta possa essere superata dalla realtà.
Davvero ieri Berlusconi, di fronte alla miriade di “parti sociali” che di fatto lo avevano convocato anche se l'incontro si svolgeva a palazzo Chigi, ha fatto un discorso del genere. Tanto per fugare il dubbio, da molti avanzato, che più che alle sorti del paese pensi a quelle dei suoi processi, se ne è uscito con la riproposizione della legge bavaglio. Da non credere. Anche perché se il premier voleva declinare in quella sede il nesso crescita economica e amministrazione della giustizia, un paio di esempi più congrui e meno sospetti poteva facilmente trovarli. L'emergenza carceri denunciata come insopportabile dal presidente della Repubblica necessita anche di un piano di edilizia penitenziaria, forse più credibile dell'ennesimo stanziamento per la Salerno-Reggio. E quanto alle imprese, la proposta di legge Beltrandi-Misiani per equiparare i tempi massimi di pagamento da parte dello Stato alle imprese agli standard europei. Invece no, le finte intercettazioni. Sabina Guzzanti non avrebbe saputo inventarsi di meglio.
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