Int. a Y. N' Dour - "Io, star della musica cambierò il Senegal lo vuole il popolo"

Lei, però, non ha mai fatto politica e il suo "mouvementcitoyen" non è ancora un partito.
«Sono stato accolto dalle personalità più importanti. Ho conosciuto uomini grandi. Non ho frequentato scuole prestigiose, ma il mondo è stata la mia scuola. Attraverso la musica ho stretto mani che in futuro saranno pronte a collaborare con i miei progetti. Nessuno, nel mio paese, ha più conoscenze politiche di me».
Le elezioni con le quali lei sfida il presidente uscente Abdoullaye Wade (85 anni, al potere da 11) si svolgeranno il 26 febbraio: non sono pochi cinquanta giorni per convincere un elettorato di sette milioni di persone?
«No, se l'elettorato è così esausto dello status quo e se conosce bene, benissimo, chi porta proposte nuove e garantisce un futuro migliore. Il tempo, come molti pensano, non mi gioca contro».
«La salute, la lotta alla povertà, l'educazione, i diritti umani. Sono i temi sui quali insisto da trenta anni dai palcoscenici di tutto il mondo. Ma importanti saranno le relazioni internazionali tessute nel corso degli anni. Il Senegal non sarà isolato: incrementerò scambi internazionali e investimenti stranieri».
Alcuni siti hanno paragonato la sua decisione a quella di Berlusconi: anche lei si è fatta da solo, ha una grande fortuna e possiede una televisione, un giornale, una radio...
«Rifiuto questo paragone. Se i miei media sono i primi del Senegal è perché io sono sempre stato imparziale. Non uso la stampa o la televisione per avere successo. Quando lunedì sera ho annunciato la mia candidatura alle elezioni l' ho fatto pagando, proprio come Wade. Non utilizzerò i miei media durante la campagna elettorale. Non solo non sono Berlusconi, ma il mio stile è molto, molto diverso dal suo. Sono Youssou N' Dour e tutto il mondo conosce il mio nome. La mia vittoria sarebbe prima di tutto una vittoria per il Senegal e poi per l'Africa intera. Vorrei creare un modello che tutti i paesi del continente africano potranno in futuro utilizzare».
In un disco di otto anni fa lei cantava un Islam familiare e moderato. Si intitolava "Egypte" e, come aveva dichiarato all'epoca, "la civiltà egiziana è la culla della storia africana". Le recenti rivoluzioni arabe l'hanno ispirata nella sua scelta di scendere in campo?
«No, la primavera araba non c'entra. Questo è un movimento che inizia con me. Da me partirà qualcosa di nuovo».
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