Int. a V. Parisi - "Non intervenire sarebbe stato peggio"

1. Il criterio di opportunità politica e di legittimità non ha nulla a che vedere con le modalità dell'azione intrapresa dalle Nazioni Unite, che data la situazione sul terreno era doverosa. Per quanto abborracciato sia stato l'intervento in Libia, le conseguenze di un non-intervento sarebbero state peggiori.
2.La Francia ha il merito di aver reso tempestivo l'intervento e la colpa di aver preteso una leadership che nessuno aveva voglia di riconoscerle, rendendo di conseguenza più complicata l'intera iniziativa. L'Italia ha giocato molto bene all'inizio, considerate le pessime carte che aveva in mano, a partire dai rapporti tra Gheddafi e il premier Silvio Berlusconi, ma sta dando pessima prova di sé nella vicenda collegata ai migranti con l'incomprensibile storia della concessione dei permessi temporanei. Gli Stati Uniti hanno mostrato una grave timidezza nella leadership che è stata poi all'origine degli errori francesi. La titubanza decisionale americana rappresenta un gigantesco problema.
3. No, fino in fondo non sappiamo chi siano. Ma non è importante: guai se pensassimo di armare chi non sappiamo. Ma finché non li armiamo... Comunque, come in Egitto e Tunisia, tra i ribelli libici non c'è un'egemonia dei radicali né ci sono infiltrazioni di Al Qaeda. Di certo un non-intervento avrebbe reso più forti gli estremisti.
4. La guerra non finirà presto. Le campagne aeree da sole non spostano molto il vantaggio a meno che non siano associate alla minaccia di un'invasione da terra, come in Kosovo. Nel caso libico per ora non è prevista questa eventualità. Credo che alla fine Gheddafi se ne andrà, non recupererà più tutta la Libia, ma ci vorrà del tempo. Certo, non mi fisserei più di tanto sul processo, basterebbe che se ne andasse.
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