Int. a A. Urso - Il dikat di Urso - "Alterate le regole vogliamo rispetto"

Dalla Rassegna stampa

Adolfo Urso, mite e riflessivo viceministro alle Attività produttive, impazza su YouTube mentre, paonazzo, perde definitivamente la pazienza contro il forzista di area Comunione e Liberazione Maurizio Lupi che, a lui ed a Italo Bocchino, urla, «forse se ve ne andate è meglio». Colpito da improvvisa popolarità web sospira, «poche ore prima con Quagliariello da Zilli Gruber, che pure pizzicava polemicamente, era scoppiata la pace. Evidentemente, con altri ospiti su un’altra rete, e con un conduttore vicino alla Lega... Però va detto che le invettive le ha fatte partire Daniela Santanchè...»

Urso, ma intanto Fini e Berlusconi che fanno? Il gioco dei cerino?
«Il cerino può servire a bruciare la casa, o a illuminarla. Noi finiani stiamo lavorando per la seconda ipotesi, per un dibattito franco, aperto. Anche per questo giudichiamo positivamente la convocazione della riunione del Pdl di giovedì, alla quale ci stiamo adeguatamente preparando».

Vi state preparando voi finiani, e non solo voi. Pensate di contrastare Berlusconi con una marea di carte, mozioni e documenti?
«Fini è il co-fondatore del Pdl, e tanto ha contribuito al rinnovamento della destra e al successo del partito che è al governo. I prossimi tre anni sono strategici, ci sono alle viste la modernizzazione del Paese, le riforme strutturali per fronteggiare la crisi economica, e anche le celebrazioni dell’Unità d’Italia, obiettivi che ci paiono appannati nel rapporto con la Lega. Vogliamo dei cambiamenti per rafforzare il ruolo del Pdl. E dobbiamo radicare il partito sul territorio, farne una forza vera, con una classe dirigente diffusa, consapevole e aperta al confronto. Cose che metteremo per iscritto, come si usa nei partiti, certo».

Ma non sono temi che a Berlusconi ricorderanno la stagione del sub-governo? Quella che poi portò alla sconfitta elettorale, e più avanti a Casini che fece il gran rifiuto, e Fini che, per quanto recalcitrante, accettò invece di entrare nel Pdl?
«La novità è che a differenza di allora partiamo da un successo elettorale che va ben amministrato dal Pdl, anche rispetto alla Lega, anche per quanto riguarda il recupero dell’astensionismo. Prendiamo ad esempio le riforme istituzionali: i contenuti del semipresidenzialismo di Calderoli possono essere condivisibili, ma è inaccettabile che il ministro della Semplificazione legislativa porti al presidente della Repubblica un documento di cui il Pdl non ha discusso, e che il cofondatore del partito non ha neanche visto».

E’ stata questa, la miccia del dissidio?
«La miccia, si. Ma insieme ad altre concause, in atto da tempo».

Lei dice che si lavora perché tutto finisca bene. Ma i più feroci sono proprio gli ex di An, per Gasparri chi crea rotture pagherà un prezzo pesante. Tira aria di resa dei conti...

«Se è per questo, il direttore di "Libero" mi dà dell’uomo morto, assieme a Fini, ed è tra le cose più carine su di noi... E’ chiaro che ognuno paga le conseguenze politiche dei suoi atti, ma mi sarei aspettato che qualcuno dal Pdl prendesse le distanze da preconizzazioni funebri, che mal si attagliano al cosiddetto partito dell’amore».

Se Berlusconi non accettasse le vostre proposte?
«Vorrà dire che ne prenderemo atto e ci costituiremo in minoranza, aspirando ad essere un giorno maggioranza, come fece Sarkozy con Chirac, quando l’allora presidente della Repubblica francese indicò primo ministro Villepin. Il nostro obiettivo è dimostrare che le nostre idee pesano, anche per il consenso che rappresentano».

L’accusa che vi muovono è quella di volere dei posti. Fini ha problemi con Gasparri e La Russa?
«C’è anche un problema di rappresentanza negli organi di partito. Nell’atto fondativo è stato stabilito che sarebbero cambiati dopo il primo congresso, e che Fini sarebbe stato adeguatamente rappresentato. Queste erano le regole e le carte del gioco che sono state alterate. Si, c’è un problema».

© 2010 La Stampa. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK