Articolo di Cristina Marconi pubblicato su Il Mattino, il 13/04/11
Che lo svedese Thomas Hammarberg parli bene del governo italiano è una novità pressoché assoluta. In passato il commissario per i Diritti Umani del Consiglio d'Europa, organismo di Strasburgo che non è un'istituzione europea, non ha lesinato critiche all'esecutivo e in particolare al ministro degli Interni Roberto Maroni per la gestione dei campi rom. Ma davanti alla situazione di Lampedusa, davanti ai "no" di Francia e Germania, davanti alle emergenze a cui deve far fronte il Paese, non ci pensa due volte. «Capisco molto bene la reazione italiana, poiché il resto della Ue non ha mostrato alcuna solidarietà».
Quello di lunedì a Lussemburgo è stato un capitolo molto brutto delle relazioni Ue-Italia. Come si è arrivati a tanto?
«In questi giorni sta emergendo chiaramente che non esiste in Europa una politica sull'asilo che sia accettabile. Questo non vuoi dire che l'Italia non abbia fatto errori, ad esempio stringendo in passato accordi con Muammar Gheddafi, ma il Paese ora è in prima linea, e deve esserci una migliore ripartizione delle responsabilità. t vero che la Germania è il Paese con più rifugiati, è vero che la Svezia ha promesso di accoglierne altri, ma la risposta è insufficiente. Anche perché qui il problema sono i "migranti economici" provenienti dalla Tunisia».
Questo è il punto più delicato. Che fare?
«I "migranti economici" sono quelli che non hanno diritti in base al diritto internazionale, e devono essere rimandati a casa. Ma la Tunisia attraversa una situazione di instabilità tale, con un governo molto autoritario appena mandato via e migliaia di profughi arrivati da altre regioni nelle ultime settimane. Mandare indietro questa gente causerebbe un sacco di problemi, bisogna trovare una soluzione intermedia, prendere tempo. Per questo i permessi temporanei concessi dal governo italiano sono una buona soluzione per prendere tempo e cercare una strada che sia accettabile anche da un punto di vista umanitario».
E le norme di Schengen? E il rischio che dopo un po' sia impossibile rimandare queste persone in Tunisia?
«I permessi temporanei non consentono automaticamente di viaggiare per l'Ue, perché ci vogliono anche i documenti validi e i mezzi di sostentamento. È qui che deve scattare la solidarietà europea, perché Lampedusa non può reggere tutto da sola. D'altra parte anche i pattugliamenti rafforzati del Mediterraneo decisi da Maroni e dal francese Claude Guéant rischiano di negare a molte persone di ottenere quello statuto di rifugiati a cui avrebbero di diritto».
Una soluzione rispettosa dei diritti umani dei migranti e sostenibile dagli Stati membri. Una quadratura del cerchio difficile.
«È fondamentale mantenere il diritto d'asilo e rispettare le regole che sono state messe a punto insieme nel passato. Ma l'Unione deve smettere di litigare e deve lavorare in maniera coordinata. Lampedusa ha dovuto accogliere 22.000 persone, la Tunisia si è fatta carico degli sfollati libici o provenienti da paesi sub-sahariana. In Europa siamo in 27, saremo o no capaci di gestirne un decimo fino a quando non potranno tornare nel loro paese in condizioni umane?»
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