Int. a T. Baccouche - Sempre più esecuzioni Tunisi: "Noi smettiamo"

Dove vige una dittatura o un regime, vige anche la pena di morte. Una democrazia non può mai ricorrere all'omicidio di Stato, alla vendetta legalizzata. Per questo aderiamo alla moratoria e cercheremo di cancellare definitivamente questa barbarie dalla nuova Tunisia. Dalla rivoluzione di gennaio molte cose sono cambiate: la Tunisia del dopo Ben Alì ha anche ratificato lo statuto di Roma e quindi oggi è il primo Paese arabo a riconoscere il Tribunale Penale Internazionale.
Ministro conferma che le elezioni si terranno il 24 ottobre?
Dalla rivoluzione di gennaio, le abbiamo posticipate una volta perché non è facile creare il tessuto per il primo appuntamento elettorale democratico. Questa volta però si terranno. Confermo.
Molti tunisini sono confusi per l'alto numero di partiti che si presenteranno. Rischiate di far entrare nel panico gli elettori?
In effetti 120 partiti sono tanti. Ma il governo di transizione non può impedire che ciò accada. La democrazia non si crea dall'oggi al domani, è un viaggio sicuramente difficile ma vale la pena provarci. Il mio Paese comunque ha un passato democratico. La schiavitù in Tunisia fu abolita prima che negli Stati Uniti. E abbiamo sempre avuto una Costituzione. La libertà di espressione e di partecipazione sono diritti inalienabili, sanciti dalle convenzioni internazionali. E noi li vogliamo rispettare.
Qualora vincessero i partiti che si ispirano all'islam, la democrazia potrebbe non nascere?
Non è detto. Ci sono Paesi islamici democratici. La democrazia non è un fatto religioso o culturale, ma un'esigenza che va di pari passo con la libertà. L'essere umano vuole essere libero e dunque aspira alla democrazia. In ogni caso in Tunisia l'islam radicale non ha mai attecchito.
© 2011 Il Fatto Quotidiano. Tutti i diritti riservati
SU